Fuori dalla droga, dentro l’impresa
L'imprenditoria sociale non è più associata solo al non profit che integra o sostituisce un settore pubblico in sempre più palese crisi finanziaria, ma alla capacità, espressa da attori imprenditoriali, di contribuire in modo sostenibile al cambiamento sociale utilizzando la creatività e l'innovazione. Parte da questi presupposti il paper di Francesco Perrini, titolare della Sif Chair of social entrepreneurship finanziata dalla Società italiana di Filantropia, Clodia Vurro (Università Bocconi) e Laura Costanzo (University of Surrey) Developing an interactive model of social entrepreneurship: Opportunity discovery and exploitation in the case of San Patrignano, la cui presentazione ha concluso, venerdì scorso, il seminario internazionale The collaborative enterprise: creating values for a sustainable world, organizzato da Università Bocconi e Corvinus University of Budapest.
San Patrignano, con i suoi 1.600 ospiti l'anno, è la più grande comunità di disintossicazione al mondo e il tasso di recupero, al 70%, è più del doppio della media mondiale. Fondata nel 1979 da Vincenzo Muccioli, la comunità si basa sull'intuizione che la tossicodipendenza non sia da considerare una malattia e che il recupero passi attraverso la riappropriazione della dignità personale, l'integrazione in una comunità e l'acquisizione di una professionalità.
San Patrignano ha una dimensione economica rilevante, alla cui realizzazione ha contribuito persino uno studio di McKinsey. Il 60% dei fondi deriva dalla vendita di beni prodotti nella comunità, che trovano solitamente sbocco nei segmenti più alti dei mercati di riferimento.
La storia e il funzionamento della comunità, indagate dai tre autori attraverso una ricerca documentale, interviste e osservazioni sul campo, suggeriscono un modello di evoluzione dell'impresa sociale suddiviso in cinque stadi: l'identificazione di un'opportunità, la valutazione economica dell'opportunità, la sua formalizzazione, il suo sfruttamento e la sua replicazione (San Patrignano ha due spin-off in Trentino e nelle Marche).
La centralità dell'opportunità avvicina l'impresa sociale a quella commerciale, ma l'impresa sociale focalizza la propria attenzione sulla risoluzione di una problematica sociale. Così, mentre l'impresa commerciale si preoccupa anzitutto di impedire ai concorrenti di imitare o sostituire i suoi prodotti e servizi, quella sociale si propone, invece, di diffondere le innovazioni sociali escogitate, al fine di massimizzare il cambiamento sociale e risolvere il problema che si è proposta di affrontare.