Filiera. La sostenibile importanza delle relazioni
Che sia necessario guardare al di là dei confini aziendali per evitare di vanificare i propri investimenti in sostenibilità è assodato. Circa il 90% dei manager coinvolti nell'ultima delle indagini globali promosse da MIT Sloan Management Review, in partnership con BCG e UN Global Compact (2014), ritiene che si possano affrontare le sfide connesse ai problemi ambientali soltanto attraverso intense collaborazioni con i propri stakeholder: fornitori in testa. Dalla ricerca è emerso anche come la collaborazione sia cruciale per minimizzare rischi reputazionali connessi al comportamento dei propri partner di filiera e ottimizzare la qualità dei prodotti, ma sempre di più quale fonte di innovazione e competitività.
Sono queste le motivazioni che hanno spinto Barilla, azienda leader nel mercato della pasta nel mondo, a lavorare intensamente sulle proprie relazioni di filiera con l'obiettivo di renderla sostenibile e integrata.
Sin dalla fondazione nel 1877, l'attenzione alla qualità del prodotto per promuovere il benessere dell'individuo ha rappresentato una costante nell'indirizzare le scelte aziendali, declinata in tre dimensioni: materie prime superiori, relazioni di lungo termine con fornitori e distributori, innovazione nelle tecnologie di produzione. È per questa ragione che la sostenibilità, ben definita dal motto «Buono per te, Buono per il pianeta» è stata da sempre considerata parte integrante della cultura aziendale. Lo sviluppo delle comunità, il benessere delle persone e la salvaguardia delle risorse del pianeta sono, dunque, i tratti distintivi del modello imprenditoriale Barilla e le chiavi di lettura per le sue scelte competitive.
Con più di 1.200 fornitori diffusi nei diversi paesi in cui Barilla opera, l'approvvigionamento di materie prime agricole rappresenta per l'azienda uno dei processi cui è maggiormente legata la capacità della stessa di competere sul mercato. Ma non solo. Barilla è stata tra i pionieri dell'applicazione della metodologia di valutazione degli impatti ambientali lungo il ciclo di vita del prodotto (life cycle assessment, LCA), con la pubblicazione della prima Dichiarazione ambientale di prodotto per la pasta di semola di grano duro nel 2010. Questo ha consentito di evidenziare come i maggiori impatti ambientali fossero legati alle fasi di coltivazione e consumo del prodotto finito. Il lavoro sulla filiera, con lo studio di paradigmi di agricoltura sostenibile, ha rappresentato dunque una naturale evoluzione del percorso verso la sostenibilità. Il progetto pilota, avviato nel 2010 in quattro macro-aree (pianura lombardo-veneta, regione emilia-romagna, Italia centrale, Italia meridionale e insulare) con il coinvolgimento di 36 aziende agricole attive nella coltivazione del grano duro, ha evidenziato come le tradizionali pratiche agronomiche, con particolare riferimento alla corretta rotazione colturale, garantiscano una produzione sostenibile dal punto di vista ambientale. Rispetto alle tecniche di coltivazione intensiva, la crop-rotation consente di ridurre le emissioni di CO2 di oltre il 50%, migliorando al contempo la qualità del prodotto e la performance economica del produttore, sia in termini di minori costi di produzione che in termini di incremento della produttività del campo.
I risultati sono stati validati nel corso di una seconda fase di sperimentazione, in cui alle linee guida sulla coltivazione sostenibile (Decalogo Barilla per la coltivazione sostenibile del grano duro di qualitaÌ€) è stato associato un software di supporto alle decisioni (granoduro.net®).
La gestione sostenibile e integrata della filiera continua a rappresentare un obiettivo strategico per Barilla, che punta all'applicazione dei progetti per un'agricoltura più sostenibile in tutti i paesi in cui acquista e per tutte le coltivazioni di materie prime di cui si approvvigiona. Se Barilla si fosse accontentata di imporre la propria visione della sostenibilità agli attori a monte e a valle della propria filiera, probabilmente i risultati sarebbero stati differenti. Innovazione e competitività sono infatti legate a modelli di governo delle relazioni fondati sulla collaborazione di lungo-periodo, sulla condivisione della conoscenza e sullo sviluppo congiunto di competenze. Non esiste un'unica soluzione ai problemi ambientali e spesso quella più efficace emerge dalla multi-disciplinarietà, dal coinvolgimento diretto e dal dialogo con e tra gli stakeholder affinché i concetti di sostenibilità diventino parte integrante delle strategie aziendali.