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Federico II e J. S. Bach

, di Giovanni Iudica - ordinario di diritto civile e direttore della Scuola di giurisprudenza della Bocconi
la prima volta che il maestro si esibì di fronte al re fu un fiasco. Ma poi...

Johann Sebastian Bach, 'il vecchio Bach', come era chiamato, accettò con una certa riluttanza l'invito di Federico II di Prussia, Federico il Grande, a tenere un concerto presso la sua splendida corte. Federico aveva assunto come cembalista il figlio di Johann Sebastian, il giovane Carl Philipp Emanuel Bach, che intercesse con suo padre. Forse l'invito del re poteva essere declinato, ma non si poteva certo resistere alle preghiere del figlio. Il 7 maggio 1747, nella Musikzimmer auf Sanssouci, si consumò una memorabile serata. I musici erano in trepidazione. Il fior fiore della nobiltà era presente. Fu Federico in persona ad annunciare con emozione l'arrivo del Maestro: "Signori, il vecchio Bach è arrivato".

Bach si presentò vestito da viaggio, con la sua nera e lunga cappa da Cantor, impolverato, inzaccherato, e vistosamente imbarazzato e a disagio. Senza neppure il tempo di cambiarsi d'abito e di concentrarsi un momento, fu costretto subito a esibirsi. Gli venne offerto qualche bicchiere di vino bianco ghiacciato per dissetarsi, e poi, senza frapporre indugi, venne invitato a "provare e fantasticare" su diversi, preziosissimi fortepiani Silbermann, di cui il re faceva collezione. Bach cercò di improvvisare qualcosa facendo appello alla sua prodigiosa memoria. I risultati non furono strabilianti. Le improvvisazioni del Maestro non furono all'altezza né della sua fama né delle aspettative dei presenti. Sarà stata la stanchezza del viaggio, oppure quel vino troppo freddo, oppure l'emozione di trovarsi al cospetto del grande re, sta di fatto che le idee musicali non sgorgavano limpide e chiare, ma erano come appannate, annebbiate, confuse e le dita non obbedivano ai comandi del pensiero. Intervenne in soccorso Federico in persona, che dettò a un ormai frastornato Cantor un tema per una Fuga da sviluppare all'istante. Bach ci provò, ma il risultato fu piuttosto deludente. E quando Federico, preso da ingordigia, pretese addirittura una Fuga a sei voci obbligate, il Maestro decise di chiedere tregua e di poterci pensare con più calma. Fu sostanzialmente un fiasco. Il 7 luglio, il vecchio Bach inviò a Federico quello che, per molti, è il suo capolavoro di perfezione contrappuntistica. Sviluppò il Thema Regium con misteriosa compiutezza, penetrando nei più profondi segreti della polifonia, creando un unicum in cui "mezzi e strutture compongono il più vasto paesaggio idiomatico mai adunato in una sola opera musicale": la Musikalisches Opfer. La "Offerta musicale rispettosamente dedicata alla Sua Reale Maestà di Prussia da Johann Sebastian Bach" reca, come sottotitolo, l'enigmatica frase: "Regis Iussu Cantio Et Reliqua Canonica Arte Resoluta", le cui iniziali, ricercar, daranno il titolo proprio alla Fuga a sei voci. Nell'Opfer, il vecchio Bach condensò l'intero arco dello sviluppo possibile delle forme fugate, dall'antico ricercare alla fuga canonica, impiegando i più strabilianti artifizi, dal moto cancrizzante al canone a specchio al canone per augmentationem.La grandiosa Sonata a tre, che si colloca al centro del mosaico, ha una tale perfezione geometrica e una tale coerenza matematica da far pensare a un intenso, supremo dialogo tra il vecchio Bach e la scienza dei numeri. L'intera Opfer è stata costruita sullo schema dell'Institutio Oratoria di Quintiliano, un testo fondamentale di retorica che, a quei tempi, ogni studiosus juris doveva senz'altro mandare a memoria. Il vecchio Bach si era preso la sua rivincita.