Etna, mon amour
Daniele Treccarichi, 24 anni, ha, è proprio il caso di dirlo, il destino scritto nel dna. Nato a Catania, alle pendici dell'Etna, come molti ragazzi ha la passione per i viaggi e il gusto di una vita all'insegna dell'internazionalità. Forse anche per questo al momento di scegliere il proprio percorso universitario la sua prima ipotesi era di iscriversi a lingue orientali. Ma dopo un'attenta e sofferta analisi capì che non avrebbe guadagnato molto e che forse avrebbe finito per fare il professore di storia, il cui stipendio non lo allettava molto. Così la scelta cadde sul mondo dell'economia, Milano e l'Università Bocconi, con quella particolare caratteristica dell'internazionalità che la distingueva da tutte le altre. La passione per le linque, però, non l'ha dimenticata e così, mentre in passato ha studiato russo, spagnolo e portoghese, ora continua a perfezionare il francese e l'inglese. "Ho provato anche con l'ungherese", racconta, "ma con scarsi risultati. Il mio sogno sarebbe riuscire a parlare correttamente almeno 7 lingue". Sogni, come quello di andare presto in Brasile, che però non lo allontanano dalla sua Sicilia perché alla fine del suo viaggio la vera meta che vuole ritrovare è proprio la sua regione "per ripagarla", dice, "di tutto quello che mi ha dato".
Un debito che Daniele ha deciso di iniziare a saldare partendo dalla sua tesi. Daniele, infatti, sta ultimando il corso biennale in General management e la laurea, prevista per dicembre, avrà come tema lo sviluppo dei distretti industriali con particolare attenzione a quello dell'elettronica di Catania conosciuto come Etna valley dove traiovano posto aziende come ST, Yahoo e Cisco.
"Mi interessa molto l'internazionalizzazione delle pmi e i progetti comunitari a essi collegati. Alla Camera di Commercio di Budapest ho avuto modo di occuparmi anche di questo, ecco perché mi piacerebbe lavorare per qualche agenzia di sviluppo o per una finanziaria regionale, che si occupi di sviluppo del tessuto imprenditoriale, magari nelle aree depresse come la mia Sicilia".
Budapest è solo una, però, delle mete che Daniele ha visitato coniugando la sua passione per i viaggi e quella per lo studio. Tra queste anche Manila dove è stato grazie a un programma di scambio. "Un'esperienza stupenda", racconta Daniele, "che ha sicuramente cambiato il mio modo di guardare il mondo. L' Asian institute of management aveva solo corsi mba frequentati in larga maggioranza da indiani, chiamati anche macchine da guerra, nel senso buono, perché hanno una gran voglia di riscatto nei confronti dei colleghi occidentali, che li spinge a essere estremamente competitivi ma allo stesso tempo leali. Molto più competitivi di noi. Mi è rimasta impressa una frase detta da uno di loro: "la differenza tra noi indiani (o in generale asiatici) e voi è che in Europa non vedete l'ora di scappare via dall'ufficio; noi invece più facciamo e più siamo contenti". Ha continuato dicendo che questa differenza non è attribuibile alla poca voglia di fare degli europei, bensì al fatto che loro sono costretti a lavorare così per sopravvivere, mentre noi lavoriamo semplicemente per vivere. La cosa più bella che ho imparato da loro è che dobbiamo smetterla di pensare che siamo i migliori...perché intanto c'è qualcuno che sta correndo più velocemente di noi e che potrebbe superarci presto!". Un rischio, quello di essere raggiunto, che Daniele preferisce non correre.