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Economisti in laboratorio, ma senza alambicchi

, di Fabio Todesco
Interattivi, non convenzionali, pieni di testimonianze e casi. I laboratori sono i corsi universitari che coinvolgono di più. Un esempio? Quelli del Cleacc, che, attraverso il lavoro degli studenti, stanno dando una mano a Andy dei Bluvertigo

Anche l'economia ha i suoi laboratori. Senza alambicchi, ma fedeli al significato figurato del termine, che lo Zanichelli definisce "luogo o ambito in cui si elaborano e si producono esperienze innovative". Ovvero quelle degli studenti Bocconi iscritti ai numerosi corsi che prevedono più sperimentazione, coinvolgimento e lavoro sul campo di quelli tradizionali e che possono così fregiarsi dell'etichetta di laboratori.

Andy, tastierista e seconda voce dei Bluvertigo, sta vivendo una seconda vita artistica, in cui mixa musica e arti figurative ed è, perciò, alla ricerca di un posizionamento di mercato che coniughi i due aspetti. Lo aiuteranno, con i loro suggerimenti, anche i ragazzi di due laboratori del Cleacc Bocconi, che affrontano il suo caso partendo dal mercato musicale e da quello artistico. "I ragazzi formuleranno delle indicazioni sul tipo di offerta possibile", dice Andrea Ordanini, il docente che coordina il laboratorio musica.

Fenomeni attualissimi e in continua evoluzione, come Second Life, sono analizzati nei laboratori da punti di vista diversi. Il laboratorio media ed editoria del Cleacc, gestito da Paola Dubini, ospita la testimonianza dell'Accenture sulla sostenibilità del modello di business, mentre un gruppo di quattro persone, nell'ambito del laboratorio multimedialità del Clemit, ne ha studiato il posizionamento e gli aspetti di interattività. "Abbiamo cercato di capire se Second Life può reggere, e fare profitti, nel futuro, o se si tratta di una moda passeggera", spiega Federica Leuchi, una delle studentesse del gruppo Clemit, "e abbiamo concluso che molto dipenderà da come e se si strutturerà un mercato competitivo. Ad oggi, l'offerta di Second Life è ancora unica e le possibilità di interazione, dalla chat alla newsletter, sono utilizzate in modo convincente". L'idea di analizzare proprio questo fenomeno è nata dalla passione di un'altra studentessa, Viola Mantero, che ha coinvolto i compagni e li ha guidati nella costruzione degli avatar e nell'esplorazione del mondo virtuale tridimensionale. "Il nostro lavoro finale è stato una relazione di qualche pagina", spiega ancora Leuchi, "frutto di una prima fase di raccolta di materiale; una serie di incontri per stabilirne la scaletta e una suddivisione del lavoro per temi. Il laboratorio si è rivelato una modalità didattica più stimolante e coinvolgente di quelle tradizionali, ci ha dato la possibilità di fare attività di ricerca non direttamente legata a nozioni apprese in aula".

I temi dei laboratori sono i più vari e coinvolgono un po' tutti i corsi di laurea Bocconi, sia nei trienni che nei bienni. Si va da quello sulle fonti di dati per la ricerca economica e sociale a quello di stampa ed economia, tenuto dalla firma del Sole-24 Ore (e collaboratore di Efiles) Marco Liera, passando per le industrie culturali in tutte le loro sfaccettature e i settori innovativi.

Stefania Borghini, che coordina i dieci laboratori del Cleacc, dedicati ad altrettanti settori delle industrie culturali, li definisce "uno degli elementi portanti del programma, perché si tratta di settori particolari, di cui è estremamente importante conoscere le regole del gioco. E attraverso i laboratori si giunge proprio al risultato di inquadrare meglio attori e dinamiche del tutto specifici".

"Tra i progetti delle ultime edizioni ci sono state simulazioni di funzionamento della borsa elettrica, analisi dell'impatto di eventuali nuovi soggetti sul mercato delle tlc, disamine delle problematiche di gestione della proprietà intellettuale implicite nello sviluppo di un vaccino per l'Aids", racconta Nicoletta Corrocher, che oltre a coordinare gli otto laboratori Clemit sui settori innovativi gestisce quello sulla multimedialità. "Uno dei pregi del laboratorio è quello di coinvolgere classi piccole, dalle 25 alle 30 persone, che si dimostrano interessate e partecipi. Inoltre, si creano spesso dei collegamenti con quello che sarà il lavoro finale".

"In definitiva", conclude Dubini, "sono corsi caratterizzati da una didattica attiva, poco standardizzata, che varia a seconda degli interessi individuali e di gruppo. E anche la valutazione finale, perciò, dipende solo in parte dallo studio, e in parte dall'elaborazione originale".