E' qui la vera ricchezza del nostro marchio
A parte il glamour della Ferrari e i marchi meno prestigiosi di Fiat, Pininfarina, Pirelli e Piaggio, peraltro tutti appartenenti al mondo auto-motociclistico, nell'immaginario collettivo dei consumatori italiani il brand Italia non è percepito nel mondo dei beni strumentali, ovvero delle macchine-apparecchiature-componenti. Eppure va detto che l'insieme dei beni di consumo protagonisti del made in Italy generano meno del 30% delle esportazioni totali. A questi si aggiunge un 10% dei mezzi di trasporto. Quindi più del 60% del made in Italy esportato è costituito proprio da tutti quei beni intermedi e finali che raramente affiorano nella pubblicità dei media popolari, cioé meccanica strumentale-elettrica-elettronica (27%), chimica-farmaceutica-gomma-plastiche-materiali da costruzione (17%), metallurgia (quasi 13%) e prodotti da raffinazione di petrolio-gas (4,5%).
Fabrizio Onida |
Aggiungiamo che, sempre nel 2012, la sola meccanica strumentale generava un avanzo della bilancia commerciale manifatturiera (54 miliardi di euro) pari al doppio dei 26 miliardi attribuibili al made in Italy tradizionale. Nella meccanica strumentale l'Italia realizza il terzo avanzo commerciale nel mondo, dopo Giappone e Germania. I prodotti di cui parliamo includono l'intera gamma delle macchine operatrici da cui dipende l'industria manifatturiera: macchine utensili per le diverse lavorazioni, apparecchiature per generazione e distribuzione di energia, impiantistica e ingegneria, chimica delle specialità, farmaceutica, nonché una gamma sconfinata di componenti meccaniche ed elettriche come rubinetteria, pompe, compressori e sistemi di trasmissione meccanica e quant'altro. Si allarga sempre più l'area dei beni strumentali riconducibili a meccatronica (combinazione di meccanica ed elettronica) e robotistica per l'automazione industriale.
Il successo competitivo, i marchi e la reputazione internazionale di questa parte meno nota del made in Italy poggiano su diversi fattori. Innanzitutto, il veloce aggiornamento tecnologico, derivante anche da attività formale in house di ricerca di laboratorio con relativi brevetti, ma molto spesso da acquisizione di conoscenze e brevetti dall'esterno o direttamente approvvigionandosi di componenti e materiali importati. E poi la continua, capillare e flessibile attività innovativa di prodotto e di processo, mirata a fornire il massimo di adattamento alle specifiche esigenze del cliente; la capacità di assemblare macchine e componenti entro interi sistemi di automazione complessa; l'affidabilità dei prodotti e tempestiva offerta di servizi di assistenza post-vendita, anche in remote regioni del mondo. Infine, la disponibilità ad accettare anche forti contrazioni dei margini sul prodotto-servizio esportato, quando le fasi di cambio forte dell'euro impongono un contenimento dei prezzi all'export. Molto conta un patrimonio ancora invidiabile di competenze ingegneristiche e tecniche formate in scuole di eccellenza.
In questa area operano molti marchi, ben conosciuti dalla clientela specializzata ma meno noti al grande pubblico, che fatturano oltre 300 milioni fino a punte di oltre 10 miliardi, occupano da 500 a migliaia di addetti e gestiscono decine di impianti e affiliate nel mondo. Giusto per citarne alcune, si tratta di aziende come Techint, Danieli, Maccaferri, Camozzi, Ansaldo Sistemi, Interpump, Ferroli, Manuli, Marposs, Prima Industrie nell'impiantistica; STM nella microelettronica; Brembo, Marelli, Carraro, Officine Meccaniche Rezzatesi nei componenti di autoveicoli; Coesia e IMA nei sistemi di imballaggio; SCM nelle lavorazioni di legno e altri materiali; VM Motori e Lombardini nella motoristica, Gewiss, Saes Getters, Fiamm, BTicino nella componentistica elettrica; Mapei, Mossi&Ghisolfi nella chimica e materiali da costruzione; Esaote, Bracco, Sorin nell'elettromedicale; Recordati, Zambon, Sigma Tau, Menarini, Chiesi, Dompé nel farmaceutico.
Questa forza del brand Italia è destinata a durare e creare ricchezza per il paese.