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E adesso ci vuole entusiasmo

, di Andrea Celauro
Laurea in Bocconi, la casa di Mario è la Commissione europea

Dall’Europa a 12 a quella a 27. In 13 anni di lavoro alla Commissione europea, Mario Nava, 40 anni e una laurea in Bocconi, ha visto crescere l’Unione ben oltre il raddoppio dei suoi stati membri, seguendone passo passo le tappe fondamentali dopo il Trattato di Maastricht. Dagli accordi di Bilancio del ’99 e ‘05, a Schengen, all’introduzione dell’Euro, alla riforma del Patto di stabilità: “L’Europa ha fatto tantissimo e, in un certo senso, ora è quasi vittima del suo successo”, commenta Nava. “E’ in una fase in cui, portate a casa molte difficili vittorie, adesso deve approfondire i risultati ottenuti”.

Mario Nava

In commissione, a Bruxelles, Nava è capo divisione della direzione mercati finanziari: un lavoro delicato, visto che si tratta di negoziare, con le autorità nazionali e in consultazione con gli operatori di mercato, il grado di regolamentazione nei mercati finanziari europei affinché questi funzionino correttamente. “Il problema non è l’obiettivo, mercati più efficienti e sicuri, sul quale ovviamente concordano tutti. Bensì i mezzi per ottenerlo”, spiega Mario. “C’è chi richiede maggiore regolamentazione e chi ne preferirebbe di meno, c’è chi tende alla protezione dell’investitore e chi a quella dell’azienda”. La difficoltà, insomma, è “giungere a una visione uniforme e coerente su questo punto”.

Carenza di una visione uniforme che, più in generale, ha talvolta portato a uno stacco tra la classe dirigente europea e la gente comune: “Per arrivare a Maastricht, l’Europa ha compiuto una grande operazione per mettere a posto i propri conti e, grazie alle riforme strutturali, la situazione delle finanze è positiva e il risultato è tangibile. Adesso, il passo importante per il futuro è rifondere entusiasmo nei cittadini”.

L’errore dell’Unione in questi anni è stato quello “di essersi concentrata troppo sulle questioni tecniche, col rischio di perdere il contatto con la gente”. E la colpa è stata anche dei politici e dei mezzi di informazione: “Che tristezza vedere, in alcuni paesi, dei rigurgiti di retorica antieuropeista al solo fine di ottenere ritorni nazionali di breve periodo. Ciò ha avuto un impatto molto forte sull’opinione pubblica e il risultato è stato l’incomprensione: la gente non ha capito perché l’Europa ha agito come ha agito”.

E se il compito dei politici e della stampa è quello di spiegare le scelte comunitarie all’opinione pubblica, quello di Mario Nava è invece più prettamente tecnico, riflesso di una formazione da economista. Dopo la laurea, con una tesi in matematica finanziaria, e dopo un paio di anni alla direzione centrale dell’allora Banca commerciale italiana, Nava ottiene una borsa di studio della Bocconi per un Phd in finanza pubblica alla London school of economics. Ma è nel 1994 che avviene la svolta: vince il concorso per entrare alla Commissione europea e dopo quattro anni di attività come funzionario al Bilancio, diventa prima membro del Gabinetto di Mario Monti, allora commissario alla Concorrenza, e poi consigliere economico della presidenza Prodi. “Nel Gabinetto Monti ho lavorato come advisor su temi specifici, compito che comprendeva tanto la preparazione dei dossier di responsabilità diretta del commissario, quanto la definizione della posizione del commissario rispetto ai dossier di competenza degli altri commissari. Come consigliere economico del presidente della Commissione mi sono occupato essenzialmente dell’analisi del bilancio comunitario e della strategia di Lisbona, in vista della preparazione della posizione del Presidente”. Negli ultimi tre anni, infine, la carica di capo divisione ai mercati finanziari.

“Lavorare alla Commissione europea”, conclude Mario Nava, “richiede molte competenze economiche, giuridiche e linguistiche. Ma questo non basta: bisogna credere fermamente, contro venti e maree, ai passi che sta compiendo l’Europa”.