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Derivati a prova di polizza

, di Claudio Tebaldi - direttore dell'Algorand Fintech Lab, Universita' Bocconi
Serve un cambio di passo per attuare le giuste proposte di Shiller

Per molto tempo l'immaginario collettivo ha dissociato la finanza delle borse dall'economia reale delle imprese e delle famiglie. La rappresentazione hollywoodiana di Wall Street ha spesso contrapposto la velocità delle speculazioni telematiche al ritmo lento del lavoro quotidiano. In quest'ottica i titoli derivati sono usualmente percepiti come la pietra filosofale del ventunesimo secolo, oscuri moltiplicatori di ricchezza dal funzionamento misterioso.

La recente crisi finanziaria ha impietosamente evidenziato i danni reali che possono derivare dall'errato o mancato funzionamento dei mercati finanziari e dunque ha reso l'opinione pubblica meno tollerante nei confronti dei presunti maghi della finanza e dei loro prodotti utili a pochi, pericolosi per molti. A ben vedere questo atteggiamento non è dissimile da quello che ha accolto altre innovazioni tecnologiche. La diffidenza nei confronti degli strumenti finanziari innovativi non è molto diversa da quella che ha accompagnato lo sviluppo delle pratiche mediche o l'introduzione delle tecnologie per lo sfruttamento dell'energia nucleare. L'oscillazione tra la cieca fiducia progressista e il furore dei restauratori è un chiaro segnale di immaturità. Manca la capacità di governare l'innovazione e di dirigerla verso obiettivi condivisi. Pur evitando ogni concessione alla demagogia, è giusto riconoscere che i benefici derivanti dalle gestioni innovative dei rischi si sono spesso tramutati in rendite e privilegi nell'ambito dell'industria finanziaria medesima. Va dunque sottolineato che a tutt'oggi le potenzialità positive dell'ingegneria finanziaria come strumento di pubblica utilità sono rimaste inespresse. La necessità di introdurre nuove forme di assicurazione per le imprese e le famiglie è quanto mai attuale. Per comprenderlo è sufficiente rileggere le sei proposte avanzate da Robert Shiller nel 2003 nel saggio The new financial order: risk in the 21th century. L'economista di Yale suggerisce l'istituzione di mercati che permettano di gestire in modo più efficiente i rischi di lungo periodo. Tali mercati potrebbero essere finanziati mediante l'istituzione di polizze assicurative vitalizie obbligatorie utili a ridurre gli effetti delle fluttuazioni dei salari o del valore delle abitazioni. Allo stesso modo la costituzione di mercati internazionali e di accordi intergovernativi indicizzati ai principali indicatori macroeconomici nazionali e sovrannazionali aiuterebbe a ridurre potenziali squilibri nella crescita e negli scambi.La quinta proposta di Shiller auspica l'utilizzo dell'ingegneria finanziaria per rendere più efficiente il trasferimento dei rischi e della ricchezza tra le diverse generazioni. Essa riveste un carattere strategico poiché coinvolge la gestione dell'investimento in capitale umano, le scelte educative e imprenditoriali. Va rimarcato che sugli orizzonti tipici della gestione dei rischi previdenziali sia pubblici che privati, gli investimenti in educazione, ricerca e sviluppo costituiscono ottime opportunità anche dal punto di vista finanziario. Ad esempio è ragionevole ritenere che lo sviluppo delle tecnologie per lo sfruttamento delle energie rinnovabili o del nucleare senza scorie possa costituire un investimento ad elevata redditività su un orizzonte di 30 anni. In quest'ottica, le forme di garanzia previdenziale più tradizionali andrebbero affiancate da meccanismi di tutela pensionistica integrati con adeguati programmi di investimento in ricerca e sviluppo.La realizzabilità pratica di queste proposte non è scontata e richiede certamente un cambio di passo. Le riforme del sistema finanziario volte a ottenere una maggior protezione dei risparmiatori sono certamente tasselli importanti. Appare tuttavia improbabile che i consumatori e i governi possano recuperare un ruolo attivo e consapevole nella gestione dell'innovazione finanziaria senza un deciso intervento su larga scala per promuovere e diffondere un bagaglio minimale di competenze economico-finanziarie.