Daniel, la maratona e il senso della vita
Daniel al 14° chilometro |
Daniel, concludendo la sua prima maratona in 4 ore e 11', ha vinto una sfida con se stesso, con un bonus di soddisfazione dovuto all'ottava posizione nel campionato italiano universitario, che quest'anno coincideva con la Milano city marathon di novembre. "So che il mio è un normale tempo da esordiente, ma l'ottava posizione mi fa piacere".
Unico studente della Bocconi registrato come tale ad avere portato a termine i 42 chilometri e 195 metri della gara, Daniel Kaluza è un polacco di 20 anni, iscritto al secondo anno del Bachelor of international economics, management and finance (Biem), nonché uno sportivo instancabile, con una bruciante passione per il calcio. A Trzebnica, la sua città natale, giocava nella seconda divisione dei campionati giovanili polacchi, ma non passava giorno senza un impegno competitivo di qualche genere: "Volley, basket, persino gli scacchi", racconta. Alla Bocconi gioca nella squadra di calcio a 5, "anche se sono fermo dal giorno della maratona, perché mi si è riacutizzato un infortunio alla caviglia che avevo subito in Polonia", puntualizza.
Alla Bocconi è arrivato, dopo le scuole superiori dedicate agli studi storici, perché voleva frequentare l'università all'estero. "Ho assistito a una presentazione della Bocconi nella mia scuola, e l'idea ha cominciato a frullarmi nella testa", dice, "e allora ho controllato, via internet, il background dell'università, il suo status internazionale, le porte che mi avrebbe aperto per il futuro. Alla fine si sono rivelati decisivi, oltre a questa ricerca, l'esistenza di borse di studio e la prospettiva di vivere in Italia, che mi affascinava, anche se ora mi sono reso conto che, se non si conosce l'italiano, nella vita di tutti i giorni si è molto limitati. Anche la fitta rete di relazioni internazionali della Bocconi ha giocato un ruolo importante, perché spero di poter andare in scambio in Giappone".
Se è giù di corda, annoiato o arrabbiato, Daniel si sfoga facendo sport. "Quando ho un pallone a disposizione sono felice", afferma, "e ritengo che lo sport sia divertimento puro, il modo migliore di passare il proprio tempo. Anche lo sfinimento fisico che sopraggiunge dopo ore di attività è una sensazione che mi piace".
Da questa filosofia non poteva che seguire l'interesse per la maratona e Daniel avrebbe voluto correre quella di Milano già nel 2007, "quando da una mail interna scoprii che un professore di finanza aziendale, Maurizio Dallocchio, stava organizzando un team dell'università insieme alla Fondazione Veronesi. Ma eravamo molto vicini all'evento e alla fine ho rinunciato".
Data per scontata la forma fisica, grazie all'intensa attività sportiva, Daniel vedeva la maratona come una sfida soprattutto mentale. "Avevo corso gare di resistenza più brevi, anche mezze maratone, ma mai una distanza simile. Vedevo la maratona come un'esplorazione delle mie possibilità, qualcosa che non puoi capire fino a quando non la fai. E sono ancora convinto che sia così".
È stato consigliato da Roberto, un compagno di squadra dei Pellicani che corre, e si è avvicinato alla sezione di atletica della polisportiva Bocconi, ma non ha svolto una preparazione specifica. "Roberto mi diceva di partire piano, magari con i pacemaker delle 4 ore e 15', volontari che corrono l'intera maratona a un ritmo prestabilito per aiutare gli altri a concluderla entro il proprio obiettivo, per poi accelerare se ne avessi avute le forze, e finire intorno alle 4 ore. Invece mi sentivo bene e sono partito troppo veloce, correndo con i pacemaker delle 3 ore e 30' per i primi chilometri, e poi con quelli delle 3 ore e 45'. Ai 35 chilometri il mio corpo ha smesso di obbedirmi; non riuscivo più ad andare avanti, e da lì a 300 metri dall'arrivo è stato un calvario. Quando ho visto la linea d'arrivo mi sono tornate le forze e ho fatto uno scatto da velocista".
A risentire della maratona è stata soprattutto la caviglia destra di Daniel, che gli consiglierebbe un lungo stop. "Ma per me lo sport è una parte importante della vita, quella che le dà un senso. Che cosa fareste se vi consigliassero di smettere di mangiare? Proteggerò la caviglia ma continuerò a correre e a giocare a calcio".