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Cristina, Daniele e Silvano

, di Fabio Todesco
Gli Italianchallengers sono arrivati secondi all’E-Strat Challenge, un business game internazionale con 12.000 team. Il trionfo della passione, della creatività e della cultura di squadra

Non era mai successo che un team italiano arrivasse alle finali mondiali dell'E-Strat Challenge, il business game internazionale organizzato da L'Oréal, al quale hanno partecipato quest'anno 12.000 squadre di 125 paesi. Cristina Nespoli, Daniele Grassi e Silvano Iaia, invece, ce l'hanno fatta e, a Parigi, nella finale a 8 del 31 marzo, hanno strappato un

Sotto la Torre

entusiasmante secondo posto, alle spalle di una squadra cinese che, nelle altre fasi del gioco, aveva accumulato un vantaggio incolmabile.

"È stato il trionfo della passione", concordano i tre 22enni, iscritti al primo anno di laurea specialistica alla Bocconi in tre discipline diverse, Economia e legislazione d'impresa per Cristina, General management per Daniele e Marketing management per Silvano. Una passione che li ha portati a trascurare parecchie altre cose, "compresi gli esami" ammettono, pur di portare a termine un'impresa tutta loro cominciata ad ottobre, quando Daniele ha assistito a una presentazione del business game in università. "Ho coinvolto Cristina", spiega, "con la quale avevo condiviso un periodo di scambio negli Stati Uniti a Madison, Winsconsin, e Silvano, che viene dal mio stesso paese, S. Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi".

Era nato, quasi per caso, un team che comprendeva abilità complementari (Cristina padroneggia l'inglese a meraviglia, Silvano ha un talento per il marketing, Daniele è un mago dei computer) e che avrebbe lavorato insieme, nei mesi successivi, per circa 250 ore, l'equivalente di più di 30 giorni lavorativi a tempo pieno. "Un'enormità", concordano, "ma ne valeva la pena".

Gli Italianchallengers, come i tre hanno chiamato la loro squadra, hanno carburato col tempo. Superata la prima fase, che consisteva nella soluzione via internet di un caso aziendale e che ha scremato i team da 12.000 a 1.500, hanno cominciato a gestire

La Creazione di Adamo

un'impresa simulata di cosmetici, attraverso un software fornito dagli organizzatori. "Dovevamo fare 150 scelte la settimana per sei settimane", ricorda Daniele, "che influivano sul prezzo di borsa delle azioni della società. Dovevano passare 300 squadre". Alla fine della prima settimana erano al 390° posto, ma sono riusciti a finire al 112°. Nella terza fase le squadre, divise in otto aree geografiche, hanno dovuto stilare un business plan dell'azienda di cosmetici, tenendo in considerazione la realtà economica del settore. "E qui abbiamo vinto per il Sud Europa e ci siamo guadagnati l'accesso alle finali", racconta Silvano.

I cinesi, che avevano ottenuto il punteggio più alto mai registrato all'E-Strat Challenge, erano irraggiungibili, ma per le altre posizioni la corsa era aperta. "E io sono convinta che sia vero che chi si impegna, alla fine, riesce", dice Cristina, lombarda di Arosio. "L'ho sperimentato anche nello sport, dove l'impegno può supplire alla mancanza di doti da fuoriclasse".

Analizzando i dati del business game gli Italianchallengers si sono accorti di avere sempre raggiunto i risultati migliori nella gestione delle persone e hanno deciso di puntare tutto, perciò, sul concetto di cultura aziendale per la fase finale del gioco, che consisteva nella presentazione della propria azienda a un gruppo di manager reali, che avrebbero dovuto decidere se investirvi o meno denaro.

"Il nostro ragionamento è stato questo: tutte le imprese in gara ottenevano buoni profitti nel breve periodo, anche se i cinesi molto più degli altri. Noi avevamo dimostrato di essere in grado di creare una cultura condivisa, che è importante nel lungo periodo e prescinde dalle singole persone. Abbiamo proposto un gruppo coeso e un investimento per il futuro", sostiene Daniele. E lo hanno fatto facendo valere fino in fondo l'italianità della loro proposta, con una presentazione creativa, che associava ai concetti economici grandi opere d'arte e utilizzava una colonna sonora di musica italiana conosciuta in tutto il mondo. L'esigenza di contatto con il cliente propria del marketing era esemplificata dalla Creazione di Adamo, il capolavoro della Cappella Sistina di Michelangelo, che mostra Adamo tendere il dito verso Dio.

"Ci siamo arrivati senza essere dei grandi esperti di pittura", confessa Cristina. "Ricordo ancora la faccia della bibliotecaria di Arosio, un sabato mattina, quando le ho detto che mi servivano dei libri d'arte. Mi ha chiesto di che genere e io le ho risposto 'tutti!'".

Curiosamente tutto ciò che hanno detto della loro azienda per convincere la giuria a investire è valido anche per loro. "Nel corso del lavoro ci siamo conosciuti e siamo diventati una

Silvano, Cristina e Daniele

squadra affiatata", dicono ora, "pur attraverso litigi e confronti. La frase che abbiamo pronunciato più spesso è stata 'non ti offendere, ma...'. In realtà eravamo convinti della validità di ciò che ci aveva detto Chiara Mauri, la docente di marketing che è stata uno dei nostri due tutor: 'ricordatevi che l'idea migliore non è mai la media delle idee'".

Un rapporto completamente diverso da quello d'aula con i tutor (la Mauri e Carlo Alberto Carnevale, che insegna strategia) è stato uno dei guadagni del business game, ma anche la presentazione di fronte all'amministratore delegato dell'Oréal, a quello di Euronews, a un senior vice president del Boston Consulting Group e la possibilità di scambiare opinioni con loro, a tavola, nel corso della cerimonia di premiazione alla Tour Eiffel sono esperienze che Cristina, Daniele e Silvano non dimenticheranno.