Contatti

Cosa vuole il mercato

, di Angela Pettinicchio e Antonio Marra - entrambi assistant professor presso il Dipartimento di accounting
Una survey BocconiPwC evidenzia la distanza tra l'informazione richiesta e quella offerta

L'informativa societaria si è evoluta nel tempo, si sono sviluppati veicoli informativi e tipologie di informazione prima non contemplate nella corporate disclosure. Road show, comunicati stampa, piani strategici e web sono tra i mezzi più comuni; mentre, per i contenuti, al bilancio si sono aggiunte altre informazioni in grado di mostrare il valore di impresa. Ciò ha reso più ricco, ma anche meno strutturato, il mercato dell'informazione. E poiché l'informazione è utile solo se è rilevante, accurata, verificata e tempestiva, negli ultimi anni è cresciuto il bisogno di ottimizzare la disclosure volontaria individuando un quadro di riferimento condiviso e capace di valorizzare al meglio le qualità minimali che ci si attende dall'informazione stessa. Lo sviluppo del reporting integrato segue tale direzione e cerca di fornire una rendicontazione capace di inglobare la comunicazione delle performance finanziarie, ambientali, sociali e di governance con un documento di sintesi. Bocconi, in collaborazione con PwC, ha realizzato una survey con l'obiettivo di analizzare l'esistenza di un gap tra domanda e offerta di informazioni rivolte al mercato.

Dalla survey, fatta tra le società italiane quotate alla borsa di Milano (hanno risposto un numero di società pari a circa il 40% della capitalizzazione di borsa) e gli analisti finanziari (48% i rispondenti), emerge che questo gap informativo esiste. I risultati evidenziano, in particolare, la rilevanza dell'informazione, ma anche la sua eterogeneità, in termini di valore percepito. Le società prediligono, con riferimento a modello di business, gestione dei rischi, csr e kpi, key performance indicator, divulgare informazioni qualitative e storiche. Un numero significativo di imprese non pubblica dati su csr e le informazioni relative ai kpi di settore, mentre sembrano essere lacunosi i dettagli relativi al confronto con i kpi dei competitor e del mercato più in generale. Con riferimento al reporting integrato, il 52% dichiara di non aver ancora esteso il sistema di reporting oltre gli obblighi di legge, dal momento che non ne percepisce i benefici, ma circa il 35% è pronto ad applicarlo nei prossimi anni. Dal lato degli analisti, vi è una richiesta diffusa di maggiori informazioni, con una marcata preferenza per valori finanziari (quantitativi?), kpi specifici di settore e dati prospettici. Sorprende invece notare come gli analisti abbiano mostrato un minore interesse agli indicatori sul clima di impresa e la cultura aziendale.

Dalla survey si traggono alcune conclusioni. Primo, esiste un gap tra domanda e offerta di informazioni, che può significare determinare in maniera poco accurata i valori d'impresa. Secondo, le informazioni rilasciate e il modo in cui vengono processate e valutate dal mercato sono eterogenei. Tale aspetto rende delicata la valutazione delle informazioni o la stessa assenza di informazioni (col suo valore segnaletico). Infine, gli interlocutori ritengono utile indirizzare la disclosure aziendale di carattere volontario in un modello strutturato, caratteristiche che sono proprie del reporting integrato.