Con i mini bond arriva una grande occasione
Con i mini bond, finalmente anche le piccole imprese possono accedere al mercato obbligazionario. Nessun limite di emissione per le cambiali finanziarie né per le obbligazioni quotate, nessun obbligo per le emittenti di assistenza da parte di uno sponsor, durata superiore ai 36 mesi, deducibilità fiscale degli interessi passivi e delle spese di emissione per le emittenti, agevolazioni fiscali per gli investitori, insomma un pacchetto che apre un nuovo mercato e disintermedia il mercato del credito bancario.
Le vere antesignane sono state le prime emissioni del 2013 di Ivs (3,9 milioni), Fide (2,7 mln), Caar (3 mln), Ifir (3,9 mln), Primi sui motori (1,7 mln), soprattutto se rapportate alle modeste dimensioni aziendali.Si affaccia quindi anche in Italia un nuovo mercato che interessa organismi di investimento collettivo del risparmio specializzati in mini bond disposti a finanziare Pmi anche con tagli ridotti. L'interesse verso tale novità travalica il mercato del debito, poiché coinvolge advisor specializzati, società di rating, esperti di due diligence e le stesse banche interessate a collocare il debito sul mercato. L'opportunità dei mini bond nasce sia per effetto del deleveraging bancario sia per la necessità di dare ossigeno alla crescita delle Pmi, anche se la sfida appare costellata da qualche criticità. Tra i temi più delicati si pone infatti la difficoltà di valutazione delle Pmi, spesso poco strutturate, carenti nei flussi informativi verso l'esterno, con business plan poco formalizzati. L'opportunità che si possa aprire nel nostro paese un nuovo mercato è poi evidente se si considerano i dati sulla struttura del debito delle imprese italiane nel 2012, quasi totalmente impegnate verso il sistema bancario. Una ricerca svolta nell'ambito del Private equity lab & finanza per la crescita di SDA Bocconi, in collaborazione con Zenit Sgr, ha presentato anche un modello statistico per determinare la selezione delle potenziali aziende target su un campione di 37.466 imprese. È stato così possibile individuare il numero di società target associate a ogni fascia di rating. Limitatamente al settore manifatturiero sono state individuate 4.613 società "investment grade", distinte in nove fasce di rating.Se da un lato la ricerca mette in luce alcune incertezze tipiche di un mercato in fase di avvio (la illiquidità dell'attuale mercato, la disponibilità a fornire titoli garantiti, la risposta delle emittenti sotto il profilo del costo), dall'altro offre interessanti spunti di confronto ed evidenzia una forte convergenza degli operatori su alcune caratteristiche rilevanti, quali la durata del fondo (media 6 anni), le cedole annuali (media tra 6-7%), la durata dell'emissione (media 5 anni).Per quanto concerne la struttura dei veicoli dedicati sono state analizzate 16 iniziative, 8 fondi istituiti e 3 fondi effettivamente operativi. A oggi il mercato dei fondi è caratterizzato dalla presenza di fondi privati (43,7%), fondi bancari (37,5%), fondi privati stranieri (12,5%), fondi pubblici (6,3%).La sfida è partita e l'attuale situazione di mercato fa intendere che c'è spazio per tutti. Le prospettive appaiono interessanti dal momento che il mercato delle obbligazioni in Italia è ancora fortemente sottosviluppato e la presenza di emittenti interessanti (le nostre Pmi) rende lo strumento appetibile. Lo dimostrano le dichiarazioni di molte imprese che si sono dichiarate interessate a utilizzare tale forma di finanziamento. L'unico elemento punto debole riguarda la possibilità di trovare un punto di incontro tra le esigenze di pricing degli emittenti e quelle degli investitori al fine di trovare una "giusta remunerazione" che tenga conto dei parametri di rating, della scadenza del debito, del grado di liquidità del titolo.