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Comunita' rurali: fai crescere le donne, nutrirai i bambini

, di Selim Gulesci - assistant professor presso il Dipartimento di economia
Gli studi evidenziano i risultati positivi dei progetti di sviluppo femminile avviati in Bangladesh

"Promuovere l'uguaglianza di genere e l'autonomia delle donne" è uno degli otto obiettivi di sviluppo del millennio, sottoscritti dai leader mondiali nel 2000. Nonostante notevoli progressi, come l'eliminazione del gap tra maschi e femmine nell'iscrizione alle scuole primarie, la disuguaglianza di genere persiste in molti luoghi e in molte forme. Perciò aumentare l'autonomia delle donne rimane uno dei principali obiettivi di molti programmi di sviluppo e di molti interventi di politica pubblica. Alle donne si deve dare maggiore indipendenza, consentendo loro di prendere importanti decisioni, che determineranno il corso delle loro vite (quando sposarsi e con chi, o che lavoro fare, per esempio). Spesso gli interventi sono mossi dalla convinzione che insieme all'autonomia delle donne miglioreranno anche altri indicatori di sviluppo, come la riduzione della mortalità e della malnutrizione infantile. Il ragionamento si basa su una mole di evidenza empirica che dimostra che le preferenze femminili sono diverse da quelle maschili e che le donne danno un peso maggiore al benessere dei bambini e ai beni pubblici. È dunque probabile che dare più potere decisionale alle donne in politica e in famiglia significhi maggiori investimenti in beni e servizi utili al benessere dei bambini. Il che solleva due domande importanti. Primo, quali politiche sono efficaci per dare autonomia alle donne e perché? Secondo, le politiche che danno maggiore autonomia alle donne migliorano davvero la salute dei bambini?
Per rispondere alla prima domanda in tutto il mondo si conducono rigorose valutazioni delle politiche di empowerment femminile. Stiamo gradualmente costruendo una base di evidenza empirica sugli effetti dei diversi interventi sulla condizione femminile in diversi contesti. I risultati non sono sempre quelli attesi dai policy-maker o suggeriti dall'evidenza aneddotica. Per esempio, molte organizzazioni di microfinanza prestano denaro soprattutto alle donne allo scopo di migliorare il loro accesso al credito, consentirgli di avviare piccoli business e migliorare la loro forza contrattuale all'interno della famiglia. Tuttavia, recenti valutazioni scientifiche di interventi di microfinanza in diversi contesti hanno evidenziato che i programmi standard sono utilizzati da una piccolissima parte delle potenziali beneficiarie e hanno un impatto modesto, se non nullo, sul potere decisionale delle donne. Una spiegazione può essere il fatto che le donne non soffrono solo di un limitato accesso al credito, ma sono penalizzate anche dalla mancanza di capitale umano e dalle norme sociali. Affrontare uno solo di questi ostacoli non basta per trasformare la condizione femminile, se gli altri vincoli continuano ad agire. Di fatto, anche quando si valutano altri tipi di programmi di sviluppo che affrontano un vincolo alla volta (per esempio la formazione manageriale o i trasferimenti di denaro) spesso si verificano impatti quasi nulli sull'autonomia delle donne e sulla salute dei bambini.
Guidati dall'idea che l'empowerment femminile richiede un approccio olistico, che affronti tutti i vincoli che affliggono le donne, nel 2002 la Ong bengalese BRAC ha lanciato un nuovo programma chiamato "Targeting the Ultra Poor (TUP)"(https://tup.brac.net/). Il programma è diretto alle donne più povere delle comunità rurali e fornisce loro una combinazione di trasferimenti materiali (un mezzo di produzione come un animale), formazione gestionale e supervisione, sanità, contributi per le spese di consumo, risparmi, supporto comunitario e formazione sui diritti legali. Con Oriana Bandiera (LSE), Robin Burgess (LSE), Narayan Das (BRAC), Imran Rasul (UCL) e Munshi Sulaiman (BRAC), abbiamo valutato il TUP in Bangladesh. A questo scopo abbiamo collaborato con BRAC per randomizzare il dispiegamento del loro programma nelle aree in cui volevano intervenire. Nel 2007 BRAC ci ha fornito l'elenco delle aree in cui intendevano intervenire. Abbiamo scelto in modo casuale metà di queste aree come "trattamento" e qui il programma è partito immediatamente. Nelle aree rimanenti il programma è stato rimandato al 2011. Per misurare gli effetti del programma abbiamo confrontato i risultati delle due aree. Abbiamo riscontrato che, a quattro anni dal suo avvio, il TUC ha portato netti miglioramenti nel reddito femminile, partecipazione al mercato del lavoro, ricchezza e consumo. Inoltre ha migliorato l'alimentazione femminile (misurata dall'indice di massa corporea) e ridotto la mortalità infantile nei nuclei familiari interessati. I risultati sono promettenti. Suggeriscono che un approccio olistico all'avvio di imprese gestite da donne è riuscito ad aumentare l'indipendenza economica femminile nel Bangladesh e a migliorare l'alimentazione delle donne e dei loro figli. Oggi si sta replicando il programma e si stanno conducendo studi pilota in diversi paesi. A mano a mano che i risultati di questi studi pilota saranno resi disponibili capiremo se lo stesso approccio funziona in altri contesti.