Competitivita', la parola ai governi
La competitività non è più un obiettivo ma una necessità, dato il livello di globalizzazione dell'economia in cui giocano nuovi competitor e la qualità della vita che l'Unione europea vuole garantire ai suoi cittadini soprattutto in questa fase di crisi. Ma l'ambizione è anche nella multidimensionalità della competitività europea, dato un modello di economia sociale di mercato: guardare al pil non basta, la crescita dovrebbe essere intelligente, sostenibile e inclusiva. L'Ue ha pertanto fissato obiettivi quantitativi, da raggiungere entro il 2020, per aumentare il tasso di occupazione, la spesa in ricerca e sviluppo, il livello di formazione, e ridurre l'inquinamento e la povertà.
Dati gli obiettivi, gli strumenti riflettono tanto la dimensione europea quanto quella nazionale, in funzione delle rispettive sovranità e del principio di sussidiarietà.La Commissione si conferma motore delle riforme relative al completamento del mercato unico e ha individuato sette iniziative faro (dall'agenda digitale alla politica industriale, dall'innovazione alla mobilità dei giovani).Tuttavia, considerando gli ambiti di intervento e la base giuridica delle politiche, la governance del processo si conferma sostanzialmente nelle mani dei governi nazionali. Per questo motivo, per coordinare le politiche nazionali relative alla competitività, si sono definitivamente adottati i Piani nazionali di riforma inquadrandoli nel nuovo Semestre europeo. Periodo che, ogni anno, prende l'avvio con un'analisi della Commissione sullo stato della competitività europea e sulle priorità per l'anno seguente, e si chiude con le raccomandazioni del Consiglio europeo, una volta valutati, per ciascun paese, sia il Piano nazionale di riforma che il Programma di stabilità (o di convergenza).L'ultimo Consiglio europeo ha approvato le priorità della Commissione per il 2012: ovvero portare avanti un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita, ripristinare la normale erogazione di prestiti all'economia, promuovere la crescita e la competitività, lottare contro la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi, e modernizzare la pubblica amministrazione. Adesso ciascun paese dovrà aggiornare il rispettivo Piano nazionale di riforma per includere tanto le raccomandazioni del Consiglio, che hanno chiuso il semestre europeo del 2011, quanto le priorità che hanno avviato il semestre del 2012. Proposte che possono avere un costo politico che aumenta con l'avvicinarsi di scadenze elettorali (soprattutto nei paesi in cui il governo uscente non è tecnico) e con l'aumentare dell'onerosità, sul fronte della finanza pubblica, nei paesi caratterizzati da elevati deficit, disoccupazione e/o tassazione. Un sistema coerente sarebbe caratterizzato da una simmetria tra stabilità e crescita: regole da Fiscal compact anche sul fronte della competitività. Questo sarebbe il passo definitivo verso un'integrazione di tipo federalista. Per questo passo, ma anche per l'incerto status quo, i governi nazionali dovranno prendersi la propria responsabilità di fronte ai cittadini europei.