Come si combatte l'energy poverty
Oltre 54 milioni di persone, pari all'11% della popolazione europea, non possono permettersi di riscaldare o raffrescare adeguatamente le loro abitazioni e ne soffrono le conseguenze in termini di effetti sulla salute e la qualità di vita. Il fenomeno dell'energy poverty è in crescita a causa del perdurare della crisi economica e rappresenta oggi una sfida rilevante di policy sia a livello comunitario che per gli stati membri della Ue. Secondo quanto evidenziato dalla Commissione europea, infatti, solo un terzo dei paesi Ue ha ufficialmente riconosciuto il problema della povertà energetica e ancora meno paesi hanno rilevato le dimensioni del fenomeno in modo accurato.
Le cause dell'energy poverty a livello europeo sono legate soprattutto al costo crescente dell'energia elettrica e del gas (nel periodo 2008-2012 aumentati rispettivamente del 4% e 3%) e al crescente peso delle bollette energetiche nel bilancio economico complessivo delle famiglie. Nell'area mediterranea inoltre si manifestano con sempre maggiore intensità le criticità connesse con il mancato raffrescamento delle abitazioni durante i sempre più numerosi picchi di calore legati ai cambiamenti climatici.
Le nazioni maggiormente colpite sono Bulgaria e Lituania, seguite a breve distanza da Grecia, Polonia, Romania, Ungheria e Italia. Secondo quanto rilevato da Eurostat, con riferimento a dati 2011, il 23,2% della popolazione italiana vive in abitazioni in precarie condizioni di manutenzione, ovvero con vetri, pareti, soffitti vecchi e deteriorati, mentre il 18% non è in grado di riscaldare in maniere adeguata la propria abitazione.
➜ un tema caldo per la nuova unione energetica
La crescente gravità dei fenomeni di energy poverty in Europa costituisce una materia in cui il coordinamento comunitario può consentire una maggiore incisività delle politiche. Per questo motivo rientra pienamente all'interno dell'Energy Union, la strategia di coordinamento a livello europeo per l'integrazione delle politiche e delle reti energetiche - con la triplice finalità di migliorare la sicurezza energetica, liberalizzare i mercati e promuovere la sostenibilità ambientale - approvata nel febbraio 2015 dalla Commissione europea. I due indirizzi principali per affrontare il problema della povertà energetica sono la promozione dell'efficienza energetica, che consente un risparmio sulla bolletta delle famiglie, e la liberalizzazione dei mercati elettrici e del gas, in grado di promuovere una maggiore competizione tra gli operatori del settore con benefici sui prezzi per i consumatori nel medio periodo.
Le politiche energetiche ed ambientali promosse dalla Commissione europea nell'ambito del pacchetto energia e clima e dell'Energy Union costituiscono il quadro di riferimento entro cui realizzare misure di contrasto dell'energy poverty nell'ambito di un articolato mix di policy pubbliche, con interventi sia di tipo regolatorio, che di mercato, a diversi livelli di governo.
Tuttavia l'impegno dei paesi europei, ed in particolare in Italia, nel contrastare la povertà energetica risulta ancora troppo debole. Come evidenziato dalla Banca d'Italia in un recente rapporto, il tema è stato affrontato prevalentemente attraverso politiche di assistenza sociale nei confronti di chi si trova in una situazione di povertà energetica (ad esempio mediante il bonus elettrico e il bonus gas per le famiglie a basso reddito), ma risultano assenti politiche in grado di incidere efficacemente e permanentemente sulla riduzione dei prezzi dell'energia e sono ancora insufficienti le misure per favorire comportamenti diffusi per l'efficientamento energetico. In una situazione di difficoltà crescente della finanza pubblica, è in questa direzione che si attendono politiche innovative.