Chiamatemi Lawrence d'Arabia
Gli è rimasto un dubbio. Che fare da grande? Intraprendere la carriera diplomatica o entrare a far parte di qualche organizzazione internazionale nel settore dello sviluppo? Due strade che hanno una origine comune almeno per quanto riguarda la formazione. E da questo punto di vista Federico Saccone non ha mai avuto dubbi, come quando un giorno decise che la sua vita sarebbe trascorsa in giro per il mondo. Universitario di 24 anni, nato a Roma, Federico al termine dei suoi studi porterà a casa non uno, ma due titoli: quello della laurea specialistica in economia e management delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni internazionali della Bocconi e quella in accordo con il master in affari internazionali dell'Istitut d'Etudes Politiques di Parigi (Sciences Po). Federico, infatti è uno degli studenti che partecipano al programma di Double Degree.
"Quando ho saputo di questa opportunità non me la sono fatta scappare", commenta Federico, " anche perché sono sempre stato abituato a muovermi per studio seguendo i miei genitori in giro per il mondo". Con il padre diplomatico Federico ha respirato l'aria delle Ambasciate d'Italia all'estero, è cresciuto tra negoziazioni e accordi tra i diversi paesi.
E così dopo il diploma in Francia, sceglie la Sapienza e il corso in Economia delle cooperzioni internazionali e dello sviluppo, corso al quale resta iscritto anche quando si trasferisce in Arabia Saudita a Riad, un mese esatto dopo gli attentati dell'11 settembre. "Quando tornavo a Roma per sostenere gli esami", ricorda Federico, "capitava che un professore in particolare mi si rivolgeva scherzosamente chiamandomi Lawrence. Oggi riconosco che di E.T. Lawerence avevo probabilmente lo stesso sentimento di fascino e di nostalgica curiosità per le popolazioni arabe della penisola".
Un mondo diverso che segnò la maturazione di Federico. "Quando mi trasferii in Arabia avevo 19 anni e mi comportavo come un qualsiasi mio coetaneo. L'impatto con quel mondo, assolutamente segnato dalla religione, fu per me molto forte". Si iscrisse alla King Saud Uniersity, per seguire due anni di cosi regolari di lingua e cultura araba che gli valgono ora la conoscenza della lingua in maniera perfetta e soprattutto la sensibilità alla conoscenza degli usi e costumi locali. "Mi ricordo che io e mio fratello eravamo gli unici occidentali a frequentare l'università", continua Federico, "eravamo gli unici, su 50.000 iscritti, a vestire in modo occidentale". Alle ragazze non è concesso frequentare l'università, né lavorare, né prendere la patente. Le giornate per tutti sono scandite dai momenti fissati dalla religione mussulmana. Per cinque volte in un giorno le attività si fermano per permettere alla popolazione di pregare, ovunque sia e qualsiasi cosa stia facendo. "Per 20 minuti io mi fermavo ed aspettavo", ricorda Federico. La polizia religiosa è presente ovunque per garantire la salvaguardia della virtù e la repressine dei vizi. "Come sempre passare da un eccesso all'altro è la cosa più semplice" racconta Federico, "così ricordo di feste e di arresti a cui partecipavo e di cui rimanevo vittima".
Tra un corso e un altro anche una esperienza di stage presso l'Unicef Gulf Area Office dove gli viene richiesto di occuparsi di fund raising e prova l'esperienza del mondo delle organizzazioni internazionali. " E' un mondo particolare", spiega Federico, "fatto dal connubio improbabile tra idealismo e realpolitik. Ma è per me, forse, la più stimolante delle carriere".
Nel maggio 2003 vive, in prima persona, la tremenda esperienza degli attentati di Riad. Tre attentati simultanei che sconvolsero la capitale saudita. Per ragioni di sicurezza, con il fratello, lascia il Regno saudita e continua a studiare arabo alla Bourguiba Scool di Tunisi. "L'arabo è una lingua fantastica e poi è la chiave per accedere al Medio Oriente", continua Federico. "Nel mondo della cooperazione e delle relazioni internazionali è vitale specializzarsi su di un'area geografica". In quest'ottica e in collaborazione con l'Ufficio Relazioni Internazionali della Bocconi si è recentemente candidato per un tirocinio presso l'UNDP del Cairo. Incrocia le dita e aspetto una risposta.
Poi, se gli si chiede come si vede tra dieci anni stringe leggermente le labbra, sembra cercare con lo sguardo le parole giuste: "Magari nel disagio e nella precarietà del cooperante, magari tra le comodità dei diplomatici e dei funzionari internazionali. In fondo", conclude Federico,"tutto quello che mi interessa e capire meglio il mondo che mi circonda e, se ci riesco, lasciarci qualcosa di buono".