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A che cosa servono le Olimpiadi

, di Dino Ruta e Isabella Sala - rispettivamente Head Sport Knowledge Center SDA Bocconi e SDA assistant professor
Il risultato economico di breve periodo non puo' che essere negativo, ma l'eredita'urbanistica e di immagine lasciata alle citta' puo' giustificare investimenti miliardari

Nel 2017 il Comitato olimpico internazionale annuncerà quale città ospiterà le Olimpiadi del 2024. Delle cinque candidature originarie, sono quattro quelle ancora in lizza per vedersi assegnati i Giochi olimpici: Roma, Parigi, Budapest e Los Angeles. Ancora prima dell'ufficializzazione, il Comitato olimpico americano (Usoc) ha dovuto rinunciare alla sua prima scelta, Boston. La capitale del Massachusetts si è dovuta arrendere all'opposizione dei suoi cittadini, mobilitati contro la candidatura attraverso il movimento "No Olympics". Il governo ha ripiegato su Los Angeles, candidatura di emergenza per tenere in gioco gli Usa. Sulla scia delle rimostranze di Boston, una seconda comunicazione di candidatura bloccata è arrivata a novembre 2015 da Amburgo. La città tedesca è stata costretta a ritirarsi a seguito di un referendum che ha visto il 51,7% dei cittadini contrari alla candidatura da 7,4 miliardi di euro. Per la seconda volta la Germania vede negata questa opportunità: un precedente referendum aveva decretato il ritiro di Monaco dalla competizione per le Olimpiadi invernali del 2022.

Questi ultimi eventi portano l'attenzione sui paradossi che circondano i grandi eventi sportivi. Mentre da un lato il prestigio è indiscusso e di inestimabile valore per le città ospitanti, dall'altro è rilevante la sfiducia verso gli impatti che questi progetti lasciano, spesso costituiti da enormi passivi e infrastrutture inutilizzate. La dimensione più discussa è ovviamente quella economica. Significativo è l'esempio di Montreal 1976 il cui budget iniziale previsto di 250 milioni di dollari si è gonfiato fino a oltre 2 miliardi. Un debito che il paese è riuscito a risanare solamente trent'anni dopo, nel 2006.
Se si adotta un criterio di sostenibilità economica di breve termine, i mega eventi sportivi difficilmente risultano investimenti con ritorno positivo. Anche perché gli investimenti necessari per organizzare eventi di qualità sono sempre più alti.
Roma stima 6 miliardi di euro di investimenti, simile a quanto previsto da Parigi e più del budget di Los Angeles (4,1 miliardi). Considerando che i ricavi diretti derivanti da sponsorizzazioni, vendita dei diritti Tv e dei biglietti, hanno raggiunto il valore maggiore a Londra 2012 con 8,8 milioni di dollari, i Giochi sono difficilmente sostenibili nel breve termine. Se si guarda alla storia, si può notare che tutte le edizioni dal 1960 al 2014 hanno sforato il budget previsto.

Se si sceglie, invece, una dimensione di medio-lungo periodo che considera l'eredità che un tale evento può lasciare alla città ospitante, allora i benefici sono più visibili. Esemplare è l'Olimpiade di Barcellona del 1992: da un lato un pessimo risultato economico, con un passivo di oltre 6 miliardi di dollari; dall'altro una grande opera di trasformazione e rinnovamento della città. O Atene 2000 che, nonostante un conto in rosso di 10 miliardi di dollari, ha ridato vita alla città greca attraverso l'investimento per modernizzare il sistema dei trasporti e migliorare la mobilità urbana.

È fondamentale che alla base del progetto di candidatura ci sia una politica di trasparenza. I comitati organizzativi devono essere in grado di garantire una pianificazione delle eredità (legacy) di lungo termine dell'evento che comporti benefici sociali, ambientali, culturali ed economici per la città candidata. Infine, dato l'alto rischio finanziario che corrono le candidate, sarebbe opportuno che il Comitato olimpico internazionale basasse la propria scelta su criteri chiari e condivisi. L'incertezza in merito alla scelta della città ospitante è causata dall'utilizzo di criteri variabili, sia di carattere tecnico-sportivo, ma spesso di ordine politico che si allontanano sempre più di frequente da quelle logiche di tipo manageriale che invece dovrebbero essere predominanti nella scelta di chi deve ospitare un mega evento. E quindi proprio perché si tratta di sport le regole del gioco dovrebbero essere più eque.