Cambiano le filiere produttive dell'economia internazionale
Il dinamico cambiamento dell'economia globale condiziona sempre più non solo le economie emergenti, ma anche la produttività e il benessere di quelli che fino a qualche tempo fa erano detti paesi industrializzati.
È proprio il sistema industriale e competitivo di molti paesi sviluppati a trovarsi in una fase storica in cui non è più possibile puntare l'attenzione esclusivamente su strategie espansionistiche. Governanti, manager, imprenditori e tutti coloro che hanno ruoli determinanti all'interno del complesso sistema economico di tali paesi si trovano, probabilmente per la prima volta, a fronteggiare l'espansione di nuovi competitor. L'avvento della Cina sul mercato globale, la crescita a due cifre percentuali dei paesi in via di sviluppo (forse dovremmo iniziare a chiamarli ex paesi in via di sviluppo?), quali il Brasile, l'India e la stessa Cina, così come il drastico rallentamento del colosso economico per antonomasia, gli Stati Uniti d'America, arrivando, perché no, fino al rafforzamento del modello economico del vecchio continente, l'Europa (forse dovremmo iniziare a chiamarlo ex vecchio continente), trainato, a torto o a ragione, dall'avvento dell'euro, sono solo alcuni esempi di come il sistema economico globale sia cambiato. Se questo è lo scenario macroeconomico, si devono prevedere ripercussioni anche a livello meso e microeconomico. Sono proprio questi due aspetti a risultare di particolare importanza e interesse per chi si occupa di gestione d'impresa. A livello mesoeconomico, la struttura di intere filiere produttive è oggetto di studio e ripensamento. Troppo complesse, troppo "lunghe", le filiere produttive dell'economia globale non sembrano essere più adeguate a quello che è il nuovo scenario competitivo. La strategia d'impresa, a livello microeconomico, deve di conseguenza adeguarsi; manager e imprenditori, che con le proprie scelte contribuiscono a delineare il quadro del sistema competitivo globale, rischiano il collasso se non dimostrano di essere in grado di adeguarsi prontamente al cambiamento in atto. Tutti gli anelli della filiera produttiva sono a rischio: dalle relazioni a monte, che determinano gli scambi di fornitura; a quelle a valle, da sempre sotto accusa in quanto spesso il consumatore finale paga un incremento di costi e una riduzione di qualità. In tale contesto, dunque, una strada perseguibile dalle imprese è l'orientamento alla sostenibilità, basato sulla massimizzazione del valore per tutti gli stakeholder d'impresa e sull'imprescindibile orientamento di lungo periodo di tutte le scelte strategiche. Tale processo non è semplice e, molto spesso, richiede una drastica ristrutturazione del modello di business imprenditoriale. È necessario analizzare la propria impresa dall'interno e porsi un orizzonte temporale molto lungo per il raggiungimento di specifici obiettivi. Questa è la sostenibilità: l'accelerazione esponenziale della capacità di innovazione dell'organizzazione, tanto con riferimento alle procedure interne, quanto all'esterno nella gestione delle relazioni con gli stakeholder. Tutte le imprese hanno sempre fatto innovazione; un'impresa sostenibile, però, deve essere in grado di ridurre i tempi del processo di innovazione e massimizzare quelli durante i quali è possibile che tutti godano dei frutti dell'innovazione. Ciò può valere anche nelle relazioni di filiera, laddove innovazione e collaborazione possono essere i driver della sostenibilità e della creazione di valore per gli stakeholder.