Calciopoli: arbitri e media come armi
Le preoccupazioni di carriera degli arbitri e la concentrazione di potere mediatico sono le caratteristiche che più hanno contribuito al fenomeno di Calciopoli, secondo la ricostruzione fatta da Tito Boeri dell'Università Bocconi e Battista Severgnini della Humboldt University di Berlino in The Italian Job: Match Rigging, Career Concerns and Media Concentration in Serie A, uno dei paper presentati oggi al Congresso Eea-Esem in corso di svolgimento alla Bocconi.
I due studiosi identificano le determinanti degli episodi di corruzione indagati dalla giustizia e, applicando il modello a stagioni anteriori a quelle di Calciopoli, evidenziano un'alta probabilità di distorsione dei risultati anche in quegli anni.
Il sistema utilizzato dai "mogging manager", spiegano Boeri e Severgnini, faceva leva sulla possibilità di influire sulla designazione dei direttori di gara e sulle pressioni attuate tramite giornalisti compiacenti, che si prestavano a criticare aspramente l'operato degli arbitri che non si allineavano. Le critiche, ledendo il prestigio degli arbitri, ne pregiudicavano la designazione per le gare più importanti e per quelle internazionali, fonte di notevoli guadagni economici.
Le partite con più alta probabilità di essere alterate sono quelle più equilibrate, ma che coinvolgono un team marginale (vicino al conseguimento dei propri obiettivi) nella seconda metà del campionato. Gli episodi sono naturalmente più frequenti nel corso dei tornei più incerti, meno quando è chiara una sproporzione di forze che li renderebbe inutili. Gli episodi che coinvolgono la Juventus, notano i due autori, sono più frequenti nelle stagioni in cui il Milan era in condizioni di competere con la squadra torinese.
I risultati ottenuti da Boeri e Severgnini mostrano che la concentrazione di potere mediatico e le preoccupazioni di carriera degli arbitri riducono il costo degli interventi mirati ad alterare il risultato delle partite. Tale costo andrebbe, invece, elevato, riducendo la concentrazione mediatica (attraverso, per esempio, una più larga diffusione dei diritti televisivi) e monitorando attentamente e in modo trasparente il comportamento arbitrale. Le regole di designazione dovrebbero essere più semplici e trasparenti (l'unica stagione per la quale non si evidenziano episodi sospetti è quella in cui si è introdotto il sorteggio) e la valutazione della performance chiara e pubblica.
Un maggiore equilibrio di forze tra le squadre finirebbe, invece, per avere effetti ambigui, aumentando l'utilità dell'intervento sui risultati.