A caccia di reti nella telefonia mobile
Il mercato italiano delle telecomunicazioni mobili sta attraversando una fase di grande fermento, con la disputa in corso tra le grandi compagnie dotate di reti e gli operatori che, non avendo infrastrutture né frequenze radio, vorrebbero offrire servizi di telefonia virtuali. Tim, Vodafone e Wind sono da mesi sotto istruttoria da parte dell’Antitrust, con l’accusa di non aver voluto trovare l’accordo nei confronti dei potenziali Mobile virtual network operators (Mvno), tra i quali Tele2, Albacom, Fastweb.
Da un lato sono in gioco gli interessi di aziende che hanno investito cifre enormi nella creazione di infrastrutture e nell’acquisto delle licenze Umts, dall’altro, la valutazione che quello della telefonia mobile è un mercato che rappresenta un servizio di interesse generale. La situazione, poi, è resa complessa dall’indicazione, nel bando di assegnazione delle frequenze, di un margine di otto anni duranti i quali le aziende strutturate (Mno) non sarebbero state obbligate ad aprirsi ai virtuali.
L’Agcm, dunque, dovrà dirimere una questione tutt’altro che facile. In attesa della sentenza, o di non improbabili accordi frutto della moral suasion delle Autorità garanti (è chiamata in causa anche l’AgCom), vale allora la pena di valutare quali siano gli elementi strategici che possano rendere interessante, agli occhi di un Mno, l’alleanza con un virtuale.
Secondo Sandro Frova, docente di Finanza aziendale e Telecomunicazioni in Bocconi, è necessario innanzitutto che l’operatore strutturato valuti la compatibilità della strategia di sviluppo del virtuale: “Un’azienda che ha già milioni di clienti”, infatti, “non può rischiare di legarsi ad un partner che non sia credibile, solido e dotato di un piano strategico condivisibile”. Da valutare sono il business, sia in termini di investimenti che di persone, e la portata temporale dell’operazione, che deve presupporre rapporti stabili sul lungo periodo. Fondamentali, poi, la dimensione d’impresa – Tim, Vodafone e Wind non avrebbero interesse ad allearsi con chi, in tempi accettabili, non possa dimostrare di raggiungere dimensioni coerenti con una grande impresa – e l’aspetto legato alla distribuzione e alla tipologia di servizi offerti. A questo proposito, “quanto più il virtuale evita di sovrapporsi al Mno, incidendo su un mercato meno coperto da quest’ultimo, e quanto più la sua offerta è rivolta a clienti nuovi per il Mno, tanto più elevata sarà l’attrattiva dell’accordo”.
Questo approfondimento è collegato al Focus "Mobile tv, servizi personalizzati e news i driver della domanda"