Buon compleanno Twitter! Ma per festeggiare serve un nuovo business model
In questi giorni cade il decennale della fondazione di Twitter, creato nel marzo del 2006. In questi anni il social network è cresciuto, ha lanciato servizi innovativi come Vine o Periscope, si è quotato in borsa e oggi vanta 300 milioni di utenti che postano in media 500 milioni di tweet al giorno. Eppure proprio in questi giorni il social network è stato invaso da hashtag alquanto allarmistici come #RIPTwitter che con 1,2 milioni di tweets ha costretto Jack Dorsey stesso a tranquillizzare gli utenti circa il futuro di Twitter. Due annunci, a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro, hanno contribuito a suscitare questa ondata di preoccupazione e malcontento. Primo, l'intenzione di eliminare il limite dei 140 caratteri, che per molti rappresenta il segno distintivo di Twitter. Secondo, l'indiscrezione per cui Twitter stia progettando di sostituire la timeline cronologica in favore di una timeline algoritmica che mostra i tweet sulla base dei presunti interessi dell'utente. Il rischio che preoccupa milioni di utenti è che Twitter perda la propria identità e diventi una copia di Facebook.
Proprio nel decennale della sua nascita, quindi, Twitter vive forse il suo momento più delicato, con un gruppo di top manager in uscita e un susseguirsi di indiscrezioni e smentite che di certo non contribuiscono a rassicurare utenti e investitori. Stretto d'assedio tra il nemico di sempre, Facebook (che di recente ha annunciato di avere raggiunto un miliardo di utili nel quadrimestre) e social network più giovani, come Instagram (che però sembrano avere tassi di crescita più elevati), Twitter appare ancora alla ricerca di un business model che possa generare quegli utili necessari a far risalire le quotazioni del titolo.
Finora il business model dei social network si è basato sulla vendita di spazi pubblicitari. Twitter stesso offre un vasto ventaglio di opzioni, dai tweet sponsorizzati, ai trend sponsorizzati, agli account sponsorizzati. Eppure, nel caso di Twitter, questa fonte di entrate non sembra essere in grado di garantire utili in linea con le aspettative degli investitori. Inoltre, gli utenti sono scontenti di vedere un sempre maggior spazio della propria timeline occupato da pubblicità. La sfida su cui si gioca il futuro di Twitter passa quindi dalla capacità di identificare un business model alternativo alle entrate pubblicitarie. L'hashtag #SaveTwitter lanciato qualche giorno fa dagli utenti italiani aveva proprio lo scopo di proporre soluzioni alternative. Proviamo quindi a proporne una.
Mentre gli altri social network vengono usati come una sorta di diario pubblico in cui annotare eventi quotidiani, ma in larga parte privata, i consumatori usano Twitter prevalentemente per condividere opinioni. Twitter è, per esempio, il luogo di elezione per valutare un nuovo prodotto o un nuovo film. Twitter, quindi, siede su una miniera di dati unici nel panorama dei social network. Mentre finora si è limitato a vendere dati alle imprese, lasciando poi a queste l'onere di analizzarli, Twitter potrebbe sfruttare questi dati per fornire consulenza. Per esempio, il social network ha dati sufficienti per monitorare in tempo reale la brand equity di una marca a livello di singola città. Nielsen Twitter TV Ratings (il servizio che permette di monitorare il gradimento di un programma televisivo analizzando i tweet ad esso correlati) va certamente in questa direzione. Twitter potrebbe trovare un nuovo filone d'oro offrendo un servizio simile ad altri soggetti: imprese, case cinematografiche, società sportive... Una soluzione, quindi, meno intrusiva della pubblicità, che però avrebbe un duplice vantaggio. Da un lato, renderebbe Twitter più fruibile per gli utenti, che sarebbero ben contenti di vedere meno pubblicità nella propria timeline. Dall'altro, permetterebbe di sfruttare i Big Data in maniera innovativa, non semplicemente per targettizzare i consumatori, ma anche per offrire servizi ad alto valore aggiunto alle imprese.