Brasile 2014, oltre al calcio la crescita
Tornerà il Brasile a crescere a tassi elevati nel 2013? Dopo due anni di crescita bassa, il Fondo monetario internazionale (Fmi) prevede che il paese sudamericano dovrebbe riprendere un sentiero di crescita al 3,5-4% nel 2013-14 (World Economic Outlook Update, January 2013). Il quadro macroeconomico interno è certamente favorevole: i fondamentali sono buoni e la politica economica è attivamente di supporto alla domanda aggregata. Tuttavia, nel breve periodo una forte ripresa potrebbe essere rallentata da vincoli strutturali all'espansione della produzione interna.
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Il Brasile ha mostrato di saper gestire bene le leve della politica economica sia per contrastare gli effetti negativi della crisi economica internazionale, sia per contenere le pressioni sui prezzi. Il paese è riuscito a mantenere conti pubblici solidi, mentre l'avanzo della bilancia commerciale sta progressivamente diminuendo a causa della forte crescita delle importazioni. Anche se il saldo del conto corrente della bilancia dei pagamenti è negativo, il flusso di investimenti diretti dall'estero ha più che coperto il disavanzo. Nei primi due anni di governo, Dilma Rousseff ha messo la politica industriale al centro della sua agenda politica, oltre a continuare i programmi per l'inclusione economica e sociale degli strati poveri della popolazione, rafforzando gli interventi mirati agli indigenti nelle aree rurali. L'obiettivo della politica industriale è quello di rafforzare la competitività del settore manifatturiero, aumentando la produttività, l'intensità tecnologica e la capacità innovativa del paese.
Il principale piano "Plano Brasil Maior 2011/2014" indica dieci obbiettivi quantificati, che vanno dall'aumento degli investimenti fissi e della spesa privata in ricerca e sviluppo, all'aumento dell'intensità tecnologica della produzione manifatturiera e dell'attività innovativa delle piccole e medie imprese. Nell'ambito della politica industriale il governo ha anche deciso di dare preferenza ai prodotti nazionali in vari settori, quale quello petrolifero e del trasporto urbano. Anche la politica monetaria è stata di supporto alla strategia del governo, portando i tassi d'interesse al minimo storico per il paese; così come i frequenti interventi per contrastare l'apprezzamento del tasso di cambio hanno aiutato la competitività dei prodotti brasiliani.
L'obbiettivo della crescita industriale dell'amministrazione Rousseff si scontra però nel breve periodo con alcune strozzature dal lato dell'offerta, soprattutto le carenze per quanto riguarda le infrastrutture (strade, ferrovie, porti e aeroporti) e il capitale umano. Il governo brasiliano, consapevole dell'enorme necessità di risorse per modernizzare ed espandere le infrastrutture di comunicazione, sta promuovendo il coinvolgimento dei privati negli investimenti, soprattutto con forme di partenariato pubblico-privato. Colmare il gap infrastrutturale richiederà non solo risorse, ma anche tempo, e quindi nel 2013 il tasso di crescita del Brasile potrebbe non arrivare al 3,5% come previsto dal FMI. Le prospettive per la crescita nel 2014 appaiono, invece, più favorevoli non solo perché gli sforzi del governo brasiliano per colmare le carenze infrastrutturali avranno dato ulteriori risultati, ma anche perché la domanda interna sarà spinta dalle spese per la Coppa del Mondo di calcio e da una probabile politica fiscale più espansiva nell'anno delle elezioni presidenziali.