Bocconiani a cinque cerchi
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Alberto Schiavon |
L’atleta, il manager, il volontario. Non è il titolo di un film degli anni 70 ma, in estrema sintesi, la definizione dei ruoli che Alberto Schiavon, Cristiano Carlutti e Filippo Tacchini, comune denominatore la laurea in Bocconi, ricoprono nella XX edizione dei Giochi Olimpici invernali.
Alberto, 27enne di Madonna di Campiglio, laureato nel 2002 nel Corso di laurea in economia delle istituzioni e dei mercati finanziari, è un atleta della nazionale di snowboard, sport che nelle preferenze dei giovani sta soppiantando lo sci tradizionale. Ed è ben consapevole di essere un privilegiato: “Partecipare alle Olimpiadi è già di per sé un evento eccezionale nella vita agonistica di un atleta”, dice, “farlo nel proprio paese e nel momento migliore della carriera è davvero un sogno”. Alberto Schiavon, che tra una gara e un allenamento si occupa di marketing sportivo in un’azienda che produce occhiali, ha infatti vinto a dicembre una gara di Coppa del mondo negli Stati Uniti e a Torino sarà nella sua specialità, il boarder cross, tra i favoriti. “Il mio obiettivo è una medaglia, non voglio nascondermi”, afferma con sicurezza prima di correggersi: “Per tradizione i maestri sono canadesi, americani e francesi, ma la mia è una disciplina soggetta a molte variabili e i possibili vincitori sono tanti”.
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Cristiano Carlutti |
Cristiano Carlutti le sue Olimpiadi le ha iniziate già da un po’. Più precisamente da quando, nel 2002, è stato nominato responsabile del settore delle Press operations, l’imponente macchina organizzativa che dovrà far fronte a tutte le richieste di chi le Olimpiadi dovrà mostrarle e raccontarle. “Tra tecnici e giornalisti, a pieno regime dovremo fornire assistenza a circa 11.000 persone”, racconta, “di oltre 80 nazionalità e quindi con esigenze le più svariate. Di fatto nell’imponente main press center che abbiamo realizzato, oltre 20.000 metri quadri di strutture dedicate all’informazione, lavoreremo 24 ore al giorno occupandoci dell’organizzazione di conferenze stampa, interviste agli atleti, piattaforme di telecomunicazioni, trasporti e quant’altro. A lavorare per me, tra professionisti e volontari, ci sono circa mille collaboratori”.
Carlutti vanta esperienze professionali importanti, anche all’estero, come quando a Dublino contribuì al rilancio della Fiat in Irlanda, in un periodo in cui, per motivi personali, aveva lasciato l’Università, ma Torino 2006 è un’impresa complessa anche per lui: “In questo lavoro serve una grande flessibilità, bisogna saper gestire problemi diversi. È una qualità che ho appreso in Bocconi e poi affinato nei vari incarichi ricoperti. Quello che è un po’ paradossale è che normalmente si lavora per creare qualcosa che duri nel tempo, qui si sa perfettamente che, finite le Olimpiadi, tutto quelle che abbiamo fatto verrà smantellato”.
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Filippo Tacchini |
Filippo Tacchini, invece, ha coronato un sogno. Dopo la forzata rinuncia per motivi personali alle edizioni di Sydney e Atene, dove aveva passato le selezioni, Filippo lavorerà da volontario alle Olimpiadi di Torino come assistente dei Comitati olimpici nazionali, Noc assistant usando il linguaggio internazionale dei Giochi. Per lui che, dopo la laurea in economia aziendale con tesi sul marketing sportivo, ha come ambizione quella di lavorare nel settore dell’economia dello sport, l’occasione offerta da Torino 2006 è di quelle da non lasciarsi scappare. Anche perché, essendo di Novara, Filippo giocherà in casa. “Sono stato assegnato al Comitato olimpico finlandese”, spiega, “dovrò accompagnare gli atleti e i dirigenti sui luoghi di gara e di allenamento, effettuare traduzioni o anche semplici fotocopie. Quello che conta però è soprattutto l’aspetto umano, a contatto con colleghi e atleti di ogni parte del mondo, e la possibilità di verificare sul campo alcuni temi affrontati nella mia tesi di laurea. Sfruttare sino in fondo un’opportunità del genere è come vincere una medaglia”.
Questo approfondimento è legato al focus Olimpiadi di Torino, un investimento sul futuro