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Banchieri: troppo facile chiamarli untori

, di Andrea Celauro
Seconda conversazione di Economia e società aperta con Marco Onado e Roberto Mazzotta, giovedì 14 maggio alle 21 presso l’Aula magna Bocconi, Via Roentgen 1

Tra gli effetti della crisi finanziaria c'è il crollo della fiducia dei risparmiatori nel sistema creditizio. Ma "al di là del facile consenso immediato, a poco serve additare i banchieri al pubblico ludibrio come gli untori del secolo", sostiene Marco Onado, professore di economia dei mercati finanziari alla Bocconi, che interverrà con Roberto Mazzotta (già presidente di Banca Popolare di Milano) giovedì 14 maggio, alle 21 presso l'Aula magna Bocconi (Via Roentgen 1), a "Comprereste un mutuo usato da questo banchiere?", la seconda delle quattro conversazioni di Economia e società aperta, il forum organizzato da Bocconi e Corriere della Sera. L'incontro, condotto dal giornalista Gian Antonio Stella, sarà introdotto da Severino Salvemini, ordinario di organizzazione aziendale in Bocconi.

Negli ultimi anni le famiglie americane hanno vissuto al di sopra delle proprie possibilità, indebitandosi fino al 150 per cento del proprio reddito. Ciò ha significato un ribaltamento totale rispetto al vecchio mondo della finanza, "in cui le famiglie risparmiavano e le banche o i mercati fornivano prestiti alle imprese", continua Onado. "Di qui una svolta radicale nel modus operandi delle banche. Non più concessione di prestiti da detenere fino a scadenza, ma trasferimento ad altri del rischio. La parola d'ordine è securisation". Prestiti impacchettati, trasformati in titoli da cui trarre ulteriori derivati. Fino all'esplodere del castello di carte della finanza. "Partita per diventare dispensatrice di benessere, la finanza è stata colta da un'ambizione che l'ha portata alla perdizione. C'è una componente di avidità che però non è la causa ultima, ma semmai una sorta di danno collaterale di una situazione che metteva le banche in una posizione di vantaggio rispetto agli altri settori. I banchieri non sono gli untori del secolo, ma al massimo i topi nel formaggio". Scoppiata la crisi, affermare però che serve più Stato e meno mercato "è al tempo stesso una banalità e un errore", aggiunge il docente Bocconi. "Primo, perché l'intervento statale nel settore bancario ha prodotto danni largamente superiori ai pochi vantaggi. Secondo, perché il mercato ha sbagliato per colpa dell'eccessiva indulgenza con cui lo Stato ha guardato ad una crescita esuberante ed incontrollata, senza dettare regole adeguate. Terzo, perché per tamponare la crisi si è già realizzata una manovra protezionista e di rafforzamento dei campioni nazionali, che deve essere prontamente riassorbita, pena la distruzione dei meccanismi concorrenziali nel sistema finanziario". La partecipazione agli appuntamenti di Economia e società aperta (14, 21 e 28 maggio), è gratuita e aperta a tutti, previa registrazione e iscrizione online (www.economiaesocieta.org). Tutti gli incontri potranno essere seguiti in diretta via web su www.economiaesocieta.org, www.unibocconi.it e www.corriere.it.