Autori in cerca di identita' (e carriere)
In tutte le economie avanzate la ricerca scientifica è affidata per larga parte a università e centri pubblici di ricerca. Questi reclutano e promuovono il proprio personale in base a criteri di reputazione scientifica, che gli scienziati costruiscono con le pubblicazioni di cui sono autori o, in misura crescente, co-autori in un team di ricerca.
Sempre più spesso queste pubblicazioni sono oggetto di valutazioni da parte del soggetto pubblico, che intende misurare la produttività degli scienziati o degli atenei calcolando il numero di articoli prodotti e il prestigio delle riviste che li pubblicano. Un esercizio recente di valutazione è stato condotto dal Civr, il Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca presso il ministero per l'università. La disponibilità di dati ha reso possibili anche molte valutazioni improvvisate, spesso diffuse tramite i media con intenti polemici o scandalistici. Sempre più spesso, poi, gli esercizi di valutazione si estendono alla produzione di brevetti industriali, considerati (a torto o a ragione) un buon indicatore dell'utilità della ricerca accademica. Nessuno di questi esercizi tuttavia riflette la crisi che il concetto di autore ha conosciuto nell'ambito dell'economia della scienza, a causa del progressivo diffondersi della ricerca collaborativa e dei relativi rapporti di autorità che vengono a costituirsi all'interno dei team e fra i team.
In una serie di studi recenti, KITeS ha analizzato le modalità con cui i vari team italiani distribuiscono al loro interno il riconoscimento del titolo di autore di una pubblicazione e di inventore di un brevetto a essa collegato. Due variabili sono decisive: il contributo del singolo scienziato alla ricerca svolta (misurabile dalla posizione nell'elenco degli autori) e la sua età. Gli scienziati più anziani, a parità di contributo, hanno più probabilità di essere riconosciuti, oltre che come autori della pubblicazione, come inventori del brevetto, anche a danno dei più giovani. Per converso, è possibile che membri del team siano esclusi dal brevetto avendo fornito un contributo così esiguo da rendere dubbio anche il loro diritto di apparire quali autori della pubblicazione.
Sulla base di queste analisi micro è inoltre possibile analizzare i grandi dataset di pubblicazioni scientifiche come reti sociali, nelle quali le posizioni e i rapporti tra co-autori segnalano la forza relativa degli stessi e spiegano in parte le dinamiche delle carriere.
In un altro recente paper, i ricercatori KITeS ricostruiscono tale rete per i fisici attivi nelle università italiane. Vengono calcolati il credito che i singoli candidati alle posizioni di professore associato o ordinario vantano nei confronti dei vari professori già in cattedra, e la centralità di ciascuno di questi nella rete scientifica nazionale, a cui possiamo associare il peso elettorale in materia di concorsi universitari. Dall'analisi emerge che i candidati che vantano un maggior credito nei confronti dei professori più centrali hanno anche maggior probabilità di successo, a parità di produttività, età e sesso. Un analogo esercizio condotto per il caso francese non porta agli stessi risultati.
L'attuale ministro dell'università ha promesso che verrà istituita la tanto annunciata Anvur, l'agenzia incaricata di valutare in modo sistematico la produzione scientifica degli accademici italiani. La qualità del lavoro dipenderà dalle competenze tecniche del suo comitato scientifico: se comprenderà persone versate nell'uso degli indicatori bibliometrici, l'agenzia potrà svolgere un buon lavoro; ove invece si limitasse a raccogliere masse di dati così come il Civr, ci ritroveremmo ad affrontare i grandi problemi dell'economia della ricerca sulla base dell'ennesimo, inutile esercizio di autovalutazione della comunità scientifica.