Andrea, manager tra le nuvole
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Andrea Montefusco in volo |
Il video parte, l'inquadratura è stretta sul cockpit dell'aliante, l'audio è dominato dal fischio del vento e da quello del variometro elettrico, che bippa insistentemente indicando la velocità di salita. Ai comandi c'è Andrea Montefusco, docente di change management alla Sda Bocconi e grande appassionato di volo a vela. Non un semplice hobby, ma un vero e proprio stimolo per la sua attività di economista aziendale: "Vi sono notevoli similitudini tra pilotare e guidare un'impresa", spiega. "In entrambe le attività è richiesta una perfetta fusione tra intuizione e utilizzo di competenze specifiche. È l'incontro tra la capacità di pianificare e la capacità di modificare al volo i piani prestabiliti". L'aliante come sport perfetto per i manager?
"Il compito del manager è di decidere in condizioni di incertezza", spiega Montefusco, "e il volo si fonda proprio sulla capacità di contenerla entro limiti accettabili". Ciò che serve a 4 mila metri è lo stesso di cui c'è bisogno nei piani alti di un'azienda: capacità di autocontrollo, di assumersi grandi responsabilità, rigore e pianificazione. Ma anche "la capacità di rinunciare, quando la situzione non consente di andare avanti". L'idea di utilizzare la metafora del pilotaggio per fare formazione si è concretizzata in un workshop per manager, "Fox Echo, flying an experience", e in un libro, "Manager ad alta quota" (Guerini e associati, 2007) nel quale Montefusco ha sintetizzato questo avvicinamento metodologico: "Attraverso l'esperienza del volo simulato, il gruppo domina la consapevolezza, diventa cosciente di ciò che fa. Gli elementi chiave sono i processi e le procedure, l'analisi dell'ambiente circostante, la coordinazione, i riti e la mente collettiva. Tutti elementi trasferiti dal mondo aeronautico".
Il percorso di avvicinamento di Montefusco al campo di volo è stato piuttosto lento. Un primo innamoramento per gli enormi albatross in carbonio a dieci anni, poi più nulla fino all'età adulta. È l'incontro con un comandante dell'Alitalia che non solo riaccende l'interesse per il volo in sé, ma spinge il professore, che allora si occupava di controlli di processo per la Memc Electronics Materials, a studiare l'approccio aeronautico ai problemi e a valutarne l'applicabilità in azienda.
E mentre a Calcinate del Pesce (Varese) consegue la licenza di volo a vela, a Milano, diventato consulente per l'Accenture, approfondisce ulteriormente questo "avvicinamento metodologico" e comincia anche un'attività di collaborazione con l'Enav per lo studio della gestione del traffico aereo. Poi la docenza alla Sda Bocconi, nel 2002, e la decisione di creare un workshop che portasse questo modello anche in aula.
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La vista dal cockpit |
Ma, al di là delle similitudini col mondo dell'impresa, cosa si prova a cavalcare le nubi su un velivolo che pesa appena 300 chili, che in planata può raggiungere i 220 km/h e può spingersi fino al limite dei 6.000 metri di quota?
"La cosa più emozionante è che ogni volo è diverso dagli altri e mi piace moltissimo questo senso di inizio e di fine che ogni uscita in aliante porta con sé. Ogni volta che rimetto le ruote a terra dopo un giro tra le nuvole, provo la sensazione di aver portato a termine un'impresa". Nel 2007, il professore-pilota ha compiuto 85 voli. Nel luglio del 2005 il volo più lungo: da Calcinate del Pesce a Rieti in 6 ore e 35 minuti, in compagnia del pluricampione italiano Walter Vergani. "Certo, la mia vita è fatta di compromessi, non ho il tempo di volare e di allenarmi quanto vorrei, ma l'emozione di agganciare una termica, la correntedi aria calda che permette di guadagnare quota, è qualcosa che mi ripaga ogni volta. La chiamo 'la danza con l'aria'". Correnti calde che portano in quota anche il profumo dell'erba, dei boschi, "o dei poli industriali, a seconda delle zone che si attraversano", scherza Montefusco. Sensazioni che coinvolgono quasi tutti e cinque i sensi, dunque, e che fanno dimenticare il fatto che, a volte, "si battono i denti con -13 gradi dentro l'abitacolo".