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Andiamoci più soft

, di Francesca Cattaneo - collaboratrice del Certet Bocconi
Mobilità urbana. Le politiche che orientano la domanda

Assistiamo sempre più spesso, nelle nostre città, a episodi di empasse del sistema dei trasporti, soffocato da esternalità da lui stesso generate e da condizioni di elevata inefficienza. Situazioni che si impongono all'attenzione delle pubbliche amministrazioni, rendendo sempre più urgente la necessità di risposte concrete a un problema insidioso per l'attrattività e la competitività dei territori.

Ben sappiamo quanto la questione della mobilità urbana sia complessa e delicata, per il numero e la varietà di interessi e di attori coinvolti, ma anche per le pressioni che su più fronti agiscono: da un lato, l'affermarsi di un modello di sviluppo urbano che ritiene prioritario l'obiettivo della sostenibilità, ambientale ma anche sociale ed economica; dall'altro, vincoli di bilancio sempre più stringenti e risorse pubbliche scarse. A ciò si aggiunga il fatto che le politiche di mobilità urbana devono affrontare un'ulteriore difficoltà, forse la più ardua, vale a dire la necessità di contenere una dimensione talvolta dimenticata ma molto rilevante, quella psicologica. Proprio questa si pone alla base dei numerosi comportamenti non ottimali che caratterizzano la mobilità urbana. Per tutte queste ragioni si rende necessario, oggi più che mai, ricercare soluzioni interne al sistema.In questo senso, potrebbero venirci incontro i cosiddetti strumenti soft delle politiche dei trasporti. Mentre a lungo queste ultime si sono identificate con le sole misure di natura hard (interventi infrastrutturali, politiche fiscali e di prezzo, in sostanza strumenti che intervengono sulle caratteristiche dell'offerta), negli ultimi anni è cresciuto l'interesse per gli interventi che si focalizzano sulla domanda di mobilità. È il cosiddetto mobility management, che comprende misure che vanno da un'informazione efficace, puntuale e in tempo reale sulle condizioni in cui opera il sistema, nonché sulle alternative più efficaci e accessibili, alla pianificazione degli spostamenti casa-scuola-lavoro, alle campagne di sensibilizzazione sulle criticità generate dall'abuso dei veicoli privati, finanche a marketing specializzato per il trasporto pubblico, car-pooling, car-sharing, eccetera.Ci si chiede quale possa essere il ruolo di queste politiche nel processo di declinazione in azioni concrete del concetto, tanto affascinante quanto sfuggevole, di mobilità urbana sostenibile. Innanzitutto, gli strumenti soft si caratterizzano per una forte componente relazionale e un elevato grado d'informalità che li rende agili e flessibili. Possono perciò, talvolta, risultare più efficaci di quelli di natura hard, di respiro strategico, ma più rigidi. Queste caratteristiche si traducono inoltre in un impatto economico: secondo alcune esperienze internazionali le politiche orientate alla domanda richiedono il 10-15% delle risorse assorbite dalle politiche orientate all'offerta. Infine, aspetto forse più interessante, gli strumenti soft potrebbero contribuire significativamente a migliorare le condizioni in cui operano i sistemi di trasporto urbano intervenendo sulla dimensione psicologica.Di fatto, l'ipotesi avanzata in anni recenti è che tali strumenti, aprendosi al fenomeno complesso della mobilità con un approccio interdisciplinare, siano in grado di aiutare le persone a effettuare scelte più razionali e ad accrescere l'attrattività delle modalità alternative a quelle tradizionali. Rimane il fatto che gran parte delle esperienze di applicazione di misure soft è recente e l'evidenza della loro significatività è sostanzialmente variabile.Con questo caveat, la conclusione principale è che, a condizione che siano attuate in forma di politiche di sostegno, le misure soft possono risultare efficaci nel facilitare la correzione dei comportamenti, indirizzando le scelte verso una riduzione dell'approccio individualista che caratterizza la mobilità urbana e verso la diffusione del concetto di utilizzo in luogo di quello di proprietà del veicolo.