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Anche la Ue accusata di essere protezionista

, di Laura Carola Beretta - SDA professor di produzione e tecnologia e docente di trade and customs management in Bocconi
Una sentenza sui decoder digitali fa capire alle imprese quanto sia importante il monitoraggio dei dazi doganali

In un momento storico in cui l'espansione commerciale sui mercati terzi è ossigeno per le imprese, la stampa economica italiana fa spesso riferimento all'impatto delle politiche protezionistiche poste in atto da stati quali il Brasile, che ha recentemente alzato i dazi all'importazione (per la terza volta da ottobre), o la Cina che concede incentivi fiscali e commerciali alle aziende che realizzano localmente determinate percentuali di produzione.

Laura Carola Beretta

Non è stata però posta molta attenzione alla violazione da parte della Ue dell'Information technology agreement (Ita) della World trade organization (Wto), accordo cui anche l'Unione ha aderito con la conseguenza di dover eliminare i dazi all'importazione su diversi prodotti tecnologici. Secondo i giudici della Wto, la Ue ha violato l'Ita applicando norme di classificazione doganale che hanno dato luogo all'imposizione di dazi all'importazione. A seguito della relazione della World trade organization, il caso che ha coinvolto due aziende inglesi di decoder digitali (tra cui British Sky) ha visto la Corte Ue esprimersi favorevolmente. Tecnicamente si trattava di decidere se i decoder andassero classificati come apparecchi riceventi per la televisione, e quindi esentati da dazio all'importazione, oppure come apparecchi per la videoregistrazione e assoggettati al dazio del 13,90%. Questa sentenza, cui ne è seguita un'altra sempre in materia di classificazione di decoder, è importante in primis per il mondo dell'elettronica poiché stabilisce che le norme dell'Unione, anche quelle di classificazione, devono essere interpretate in maniera conforme agli accordi internazionali conclusi dall'Ue, quindi compatibilmente con le disposizioni che prevedono l'esenzione daziaria per l'importazione dei prodotti rientranti nell'Ita.

Un risvolto economicamente interessante è la possibilità delle imprese che hanno importato prodotti It di richiedere il rimborso dei dazi pagati a seguito della dichiarazione doganale basata su un'errata classificazione.

Se da un lato questi casi si traducono in opportunità di rimborso confinate a importazioni di apparecchi con proprietà tecniche molto specifiche, dall'altro offrono lo spunto per considerazioni più sistematiche.

È evidente come l'interpretazione da parte delle imprese e dell'autorità doganale delle norme di classificazione tariffaria determinanti il trattamento daziario dei beni importati debba, quando si tratta di prodotti It, tener conto anche dell'Ita e della giurisprudenza Wto e Ue in materia. Il numero di casi di contenzioso in materia di classificazione innanzi alla Corte Ue è certamente indicativo della difficoltà tecnico-giuridica che un esercizio di classificazione può avere ma anche dei vantaggi che le imprese cercano di ottenere attraverso un'interpretazione favorevole della disciplina applicabile. Ferma restando la possibilità di richiedere un rimborso a posteriori, sempre che il termine di prescrizione dei tre anni dalla data dell'importazione non sia stato superato, il vantaggio è evidentemente quello di un trattamento tariffario più favorevole oppure di una dichiarazione doganale corretta che riduce (o elimina nel caso in cui l'azienda decida di richiedere un interpello doganale) le probabilità di contestazione da parte della dogana e la pretesa da parte della stessa di recuperare i maggiori diritti dovuti con anche l'applicazione di interessi e sanzioni.

In senso più ampio una rigorosa analisi può legittimamente contenere o addirittura annullare l'impatto dei dazi doganali applicabili a tutti i settori industriali e questo vale per i prodotti importati sia in Unione che nei paesi terzi.

Leggendo il caso che ha coinvolto le aziende inglesi non si può non notare il loro approccio proattivo che non ha lasciato nulla di intentato sino ad ottenere il risultato di poter importare in esenzione daziaria. Un esempio di cui parlare affinché più imprese possibili sappiano quali opportunità possono cogliere.