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Al timone di un'azienda per... fare la cosa giusta

, di Ferdinando Pennarola
Mercato e valori: solo chi trova il corretto confine e comprende le conseguenze del proprio agire puo' diventare un leader davvero responsabile

Per decenni, il dibattito nella letteratura manageriale sulla leadership è rimasto confinato in quella che si può sintetizzare come una relazione diadica: per parlare di leadership ci vogliono sempre due soggetti, un leader e uno o più follower. Fiumi d'inchiostro sono disponibili per capire le numerose ricette applicabili in queste situazioni. I modelli di leadership si pongono tutti le seguenti domande: che cosa deve fare un leader per influenzare i follower e avere la loro convinta obbedienza, dettata dalla testa e dal cuore? Quali sono gli stili di leadership più opportuni in determinate circostanze? Quale deve essere il comportamento nel tempo del leader per assicurare una relazione stabile, duratura, basata sulla fiducia reciproca? Tutto ciò non basta più. Queste domande non soddisfano più la complessità dei problemi che si affrontano oggi. I leader contemporanei vogliono capire come agire in un ambiente complesso, volatile, dominato dall'incertezza.
Per queste ragioni, dalla leadership tradizionale si sono evoluti modelli di comportamento che vanno sotto il titolo di responsible leadership. Non conta solo avere persone che seguono il leader (i follower), ma è indispensabile che l'azione coordinata degli attori dell'impresa sia rivolta al futuro e al lungo periodo. Un leader responsabile agisce nella quotidianità, per fare la cosa giusta. «Fare la cosa giusta» è un'affermazione impegnativa, che presuppone un modello a cui riferirsi, e dei valori da cui trarre ispirazione. Per esempio, molte aziende globali si sono dotate di politiche gestionali che devono essere applicate in tutto il mondo: una di queste, frequentemente riscontrata nei manuali di audit interno, è quella di non dare occupazione ai minorenni. Poniamo il caso che in uno dei paesi in cui l'azienda operi, fuori dalle sue fabbriche, si accalchino cittadini affamati in cerca di un lavoro, senza documenti in grado di provare l'età anagrafica: al leader locale spetta l'arduo compito di applicare la regola. Se poi, a complicare il quadro, ci mettiamo una situazione ambientale dominata da droga e criminalità, il leader locale, che non ha modo di verificare l'età del ragazzo che ha di fronte, deve decidere se dargli un lavoro oppure spianargli la strada ad una vita da malvivente.
La responsible leadership comporta la comprensione e la consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni, nella misura in cui esse impattano su tutti i portatori d'interesse dell'impresa. Inoltre, essa riguarda l'esercizio dell'influenza per coinvolgere gli stakeholder, e stabilire con essi un proficuo e costruttivo dialogo.
Per risolvere questi dilemmi, i leader responsabili possono ispirarsi a un approccio basato sull'analisi delle conseguenze delle proprie azioni, oppure a un approccio basato su valori di fondo non negoziabili, da cui dedurre quale sia la cosa giusta da fare. Nel primo caso le analisi costi/benefici aiutano a trovare la decisione più opportuna, ma solo se è possibile dare un valore monetario a tutti i componenti del problema. A questo proposito è stato criticato l'eccesso di mercatizzazione dei modelli decisionali, basati su convenienze sintetizzate in prezzi. Negli Stati Uniti, per esempio, l'amministrazione della giustizia ha sperimentato e realizzato il modello dei penitenziari affidati in outsourcing ad aziende private. Alcune società private in California sono arrivate ad offrire ai detenuti che devono scontare pene lunghe un programma di upgrade della cella in cambio di 82 dollari a notte: una differenziazione del servizio utile a generare risorse aggiuntive. Il detenuto gode così di una sistemazione più confortevole, a fronte di una tariffa in puro stile alberghiero. Sempre negli Stati Uniti ha suscitato un ampio dibattito sulla stampa il programma governativo della cittadinanza acquisita dagli imprenditori stranieri, a condizione che abbiano investito sul territorio Usa un minimo di 500mila dollari e creato almeno 10 nuovi posti di lavoro in una area caratterizzata da alti tassi di disoccupazione. Altro caso che ha destato scandalo è il mercato delle madri in affitto in India, disponibili a portare a termine una gravidanza per 6.250 dollari.
I meccanismi di mercato hanno pregi e difetti. Tra i primi, vi è la trasparente allocazione delle risorse sulla base dei bisogni effettivi. Tra i secondi, si presentano due problemi; il primo riguarda l'ineguaglianza. «In una società in cui tutto ha un prezzo, la vita è molto più difficile per coloro che non hanno sufficienti mezzi di sussistenza. Chi ha più denaro è in una posizione di vantaggio, e può accaparrarsi risorse» (Sandel, 2012). In secondo luogo, è palese il rischio di abusi e forme di corruzione. «I mercati non solo allocano i prodotti venduti a chi è disposto a pagare, ma esprimono e promuovono alcune attitudini nei confronti dei beni e servizi scambiati. Pagare i mercenari per combattere una nostra causa di guerra, fa senz'altro risparmiare le vite dei nostri cittadini, ma scalfisce il significato profondo della cittadinanza. Gli economisti assumono che i mercati siano inerti, nel senso che essi non influenzano i beni di cui permettono lo scambio. Ma ciò non è vero. I mercati lasciano segni indelebili, e le virtù e i significati a essi associati, in talune circostanze, rimpiazzano i valori opposti, di cui bisognerebbe occuparsi di più» (Sandel, 2012).
L'università del Maryland, per contrastare il problema delle copiature agli esami, chiese a tutti gli studenti di firmare un impegno a non farlo. Per incentivare la firma di questo documento, agli studenti veniva offerto un carnet di buoni sconto, dal 10 al 25%, nei negozi del campus. Moltissimi studenti firmarono e promisero di non copiare agli esami per meritarsi il carnet e comprarsi una pizza con lo sconto. Secondo l'approccio basato sui valori, che contrasta con il primo, l'onestà comprata manca di moralità (Sandel, 2009).
La moralità significa agire per dovere. L'approccio basato sui valori tratta le persone come dei fini e non dei mezzi. Secondo questo approccio, i dilemmi di responsible leadership vanno risolti ricorrendo alla posizione che gli azionisti e il management intendono attribuire a un insieme di valori e principi etici con i quali condurre il business. La cosa giusta da fare dipende dal rispetto dei valori di fondo, che agiscono da imperativi categorici, obblighi morali non negoziabili, fondativi della cultura dell'organizzazione. Ai leader di oggi e del futuro competono la soluzione di dilemmi di comportamento sempre più difficili, nuovi e inesplorati.