Aiuti “a tutto campus” per studiare in Bocconi
La Bocconi attua una politica di aiuti allo studio piuttosto articolata. Come i inseriscono queste iniziative nella mission dell'Ateneo?
Missione della Bocconi è preparare i manager del sistema economico italiano e internazionale. Per far questo, l'Università deve cercare di avere gli studenti migliori, indipendentemente dalle condizioni economiche delle famiglie. È quindi logico che l'Ateneo faccia di tutto per poter aiutare chi è autenticamente disagiato e non potrebbe, altrimenti, proseguire gli studi. In questo senso, è evidente che la politica di aiuti allo studio rientra nella mission dell'Ateneo.
Il sistema delle agevolazioni e del diritto allo studio universitario si è radicalmente trasformato nel giro di pochi anni, e non solo in Bocconi...
C'è, indubbiamente, una netta linea di demarcazione tra il pacchetto tradizionale delle agevolazioni, condizionato dal vecchio regime del diritto allo studio, e il sistema che stiamo costruendo, in cuila Bocconi si fa carico di interventi aggiuntivi che tengano conto delle esigenze degli studenti dell'Università Bocconi.
La vecchia fase prevedeva un prodotto unico, i corsi di laurea quadriennali. Esistevano diverse fasce di reddito, sulla base delle quali si pagavano tasse e contributi. In questo contesto, il diritto allo studio determinava, sulla base del reddito, l'idoneità a ricevere borse di studio, assegnava le borse di studio stesse, attribuiva i posti letto nei pensionati gestiti dall'ISU e obbligava le università all'esonero da tasse e contributi per i beneficiari di borse di studio.
Il sistema si sta però inceppando perché i fondi regionali cominciano a essere insufficienti a garantire non tanto le borse, quanto i servizi collegati, come i posti letto la cui richiesta è in forte espansione non solo in Bocconi ma anche nelle altre Università milanesi. Ecco dunque la prima novità all'interno di questo sistema, tre anni fa, quando si è stabilito che anche gli idonei non beneficiari di borse di studio avessero diritto a godere, da parte delle università, dell'esonero da tasse e contributi. Uno stato di cose che a livello nazionale è apparso però immediatamente insostenibile, per cui c'è stato, in seguito, a livello DPCM un deciso giro di vite nei parametri di reddito e un conseguente drastico calo del numero degli idonei.
Come si è arrivati alla situazione attuale?
Nel quadro della situazione che abbiamo appena richiamato, è venuta a inserirsi la riforma universitaria. Il prodotto tipo della Bocconi si è quindi moltiplicato: trienni, bienni, master... Questo significa che ora non abbiamo più solo a che fare con diciotto-diciannovenni, ma con giovani di 23, 24, 25 o 26 anni. È evidente che il sistema dei contributi sulla base del reddito non era più in grado di garantire l'equità. Abbiamo capito che dovevamo trovare un'altra soluzione. Se per le lauree triennali il sistema di contributi è rimasto commisurato alle condizioni economico-patrimoniali della famiglia dello studente, che determinano diverse fasce di contribuzione, per bienni e master, invece, abbiamo deciso di passare a una fascia di contribuzione unica.
Una soluzione, quindi, diversa per lauree triennali da una parte, e lauree specialistiche e master dall'altra?
Ci è sembrata la soluzione che garantiva maggiore equità. Per il triennio, che è una laurea di primo livello, diamo a tutti quelli che ne hanno la possibilità l'opportunità di laurearsi. Chi vuole andare avanti con una laurea specialistica biennale o con un master, invece, investe nel suo futuro, e non è giusto che sia in alcun modo a carico della collettività. Abbiamo però studiato un sistema di finanziamenti agevolati, in collaborazione con alcuni istituti di credito, che consentono a chi vuole proseguire nella propria formazione di ottenere un prestito, praticamente a tasso zero, da restituire negli anni successivi. Una soluzione, questa, che ci sembra garantire maggiore equità rispetto al passato, innanzitutto perché verrà prevista anche la possibilità di intervenire con esoneri nei casi di comprovata ed evidente necessità. In secondo luogo, perché il sistema dei prestiti d'onore potrà venire incontro molto di più di quanto potesse fare il diritto allo studio alle esigenze di chi deve sostenere i costi della vita a Milano.
A proposito di vita a Milano, la Bocconi sta aprendo le porte a sempre più numerosi studenti internazionali. Quali politiche sono state avviate per rendere più agevole la loro permanenza?
Innanzitutto, il sistema del prestito sull'onore viene praticato anche in favore degli studenti stranieri, mentre, a quanto mi risulta, nessun altra università o Business School in Europa fa altrettanto. L'Istituto che eroga il prestito chiede, ovviamente, maggiori garanzie, che vengono però coperte per intero dalla Bocconi. Lo studente straniero non percepisce alcuna differenza nel prestito rispetto a uno studente italiano.
L'altro fattore fondamentale in favore degli studenti stranieri è poi la disponibilità di posti letto. Sarebbe impensabile, infatti, una politica di internazionalizzazione dell'Università senza un parallelo potenziamento progressivo dell'effettiva capacità di accoglienza.
Sul tema dei posti letto la Bocconi si sta muovendo, fra l'altro, già da diversi anni...
Siamo passati dai 350 posti letto del 1996 ai circa 1100 attuali. Abbiamo quindi già fatto un bel po' di strada, grazie anche a significativi investimenti. Di questi posti letto, 750 sono garantiti in regime di diritto allo studio. Gli altri 350 sono, invece, al di fuori del diritto allo studio, sia perché non sono sufficienti i fondi regionali per i contributi alla gestione, sia per offrire opportunità anche agli studenti non agevolati dal diritto allo studio. La Bocconi li mette quindi a disposizione a prezzi di mercato, ma decisamente calmierati. Ciò significa che attualmente noi offriamo il 33% dei posti letto delle università milanesi, a fronte di una popolazione studentesca che rappresenta solo l'8%. Offriamo quindi già il quadruplo dei posti letto rispetto alla media del sistema, tuttavia questo non ci basta. Il nostro obiettivo è arrivare a 2000-2500 posti nell'arco dei prossimi 7-8 anni. Un investimento significativo, se si pensa che ogni posto letto implica un investimento di circa 50.000 euro. E dal momento che la Regione non è in grado di contribuire ulteriormente, stiamo studiando un sistema di finanziamenti attraverso investitori istituzionali come i fondi immobiliari etici.
La politica Bocconi per il diritto allo studio parte dunque da un'ottica che prende in considerazione le esigenze dello studente da un punto di vista ampio. Ciò vuol dire considerare anche le necessità specifiche di uno studente che viene a vivere a Milano?
Quando abbiamo cominciato a parlare di "Milano città universitaria", un po' di anni fa, e di infrastrutture per l'università, tutti ci guardavano stupiti. All'inizio forse qualcuno pensava che volessimo fare gli albergatori... Abbiamo cominciato a far capire, però, che l'università non viene scelta solo in funzione dell'immagine, dei professori, della bontà dei programmi o dell'attrattività della città, ma anche per i servizi collegati, soprattutto quelli che consentono un buon livello di vita, come, appunto, gli alloggi. È in quest'ottica che si deve quindi leggere il complesso di investimenti che la Bocconi si è sobbarcata negli ultimi anni: l'ampliamento della SDA, il garage, il nuovo edificio aule, il palazzo ex-Anas, i residence Spadolini e Javotte Bocconi, il nuovo edificio in costruzione in via Roentgen... Investimenti ingenti, che però ci consentono finalmente di parlare della Bocconi come di un vero e proprio campus universitario, al livello delle migliori università europee.