Tassare il consumo anziche' il reddito non aiuta la lotta all'evasione
Una proposta ricorrente per limitare la piaga dell'evasione fiscale è quella di spostare almeno parzialmente l'imposizione dal reddito al consumo. Chi oggi può celare le proprie entrate, evadendo così l'imposta sul reddito – sostiene chi propone il cambiamento - non potrebbe fare a meno di consumare e sarebbe, così, soggetto almeno a questa forma di imposizione.
La critica tradizionale a questa modifica della base imponibile la bolla come ingiusta perché l'imposta sul reddito risulta progressiva, quella sul consumo regressiva. Ebbene, l'ultima short note di Econpubblica, il Centro di ricerca sull'economia del settore pubblico, sostiene che, in aggiunta, lo spostamento dell'imposta verso il consumo non raggiungerebbe l'obiettivo di redistribuire il carico fiscale verso chi evade.
Giampaolo Arachi (Università del Salento ed Econpubblica) e Massimo D'Antoni (Università di Siena ed Econpubblica), in È possibile far pagare di più gli evasori spostando l'imposta dai redditi ai consumi?, utilizzano un modello molto semplice per dimostrare che, dal momento che l'evasione delle due imposte è di solito contestuale, non si ha alcun effetto sulla distribuzione del peso fiscale.
Il modello prevede due settori, uno tassato e uno informale, nel quale vengono evase sia l'imposta sul reddito, sia quella sul consumo. Nella realtà, infatti, l'evasione dell'Iva è l'antecedente necessario all'evasione dell'imposta sul reddito.
Il riequilibrio del carico fiscale, perciò, non interessa il settore informale, ma solo quello formale e, a gettito complessivo invariato, non modifica il cuneo fiscale di quest'ultimo "e quindi non ha effetti reali sulle variabili", tra cui le quantità di equilibrio.