Quando lo sforzo ambientale paga. E come convincere le imprese a perseverare
La relazione tra la performance ambientale e i risultati economici di un'impresa varia a seconda dello sforzo prodotto dall'impresa per ridurre il proprio impatto ambientale. Le imprese che esercitano sforzi consistenti hanno maggiori probabilità di avere risultati economici migliori quando la performance ambientale dell'impresa è molto alta o molto bassa. Quando, invece, le imprese hanno una performance ambientale nella norma (per esempio con emissioni di anidride carbonica vicini alla media del settore), sono gli sforzi ridotti a tradursi in un miglior risultato economico.
Nicola Misani e Stefano Pogutz (Dipartimento di Management e Tecnologia) traggono queste conclusioni in un articolo pubblicato su Ecological Economics e titolato Unraveling the Effects of Environmental Outcomes and Processes on Financial Performance: A non-linear approach (Volume 109, Gennaio 2015, pp. 150-160, doi: 10.1016/j.ecolecon.2014.11.010). in questo articolo esaminano un campione di 127 imprese di diversi paesi e diversi settori industriali, che hanno divulgato le loro emissioni di gas serra attraverso il Carbon Disclosure Project.
Gli autori valutano la performance economica attraverso il rapporto Q di Tobin, che misura quanto si discosta il valore di mercato di un'impresa dal suo valore a libri, cosicché una valutazione più alta segnala l'aspettativa che l'impresa possa ottenere buoni risultati in futuro. La performance ambientale è misurata dalla quantità di emissioni di CO2, mentre la gestione ambientale è misurata utilizzando i punteggi del database Asset4 di Thomson Reuters. Gli autori conducono diverse analisi di regressione per capire come la Q di Tobin sia legata alle amissioni di CO2 e come questa relazione dipenda dall'ammontare dello sforzo di riduzione dell'impatto ambientale.
L'aspettativa è che la performance economica sia migliore per le imprese con livelli molto alti o molto bassi di emissioni di CO2. Da una parte, le imprese con alti livelli di emissioni possono fare meglio dei concorrenti in termini di costi, dal momento che non investono in costose tecnologie di riduzione delle emissioni. Dall'altro, le imprese a basse emissioni ricevono un "premio CO2", dal momento che stakeholder responsabili dal punto di vista ambientale avranno maggiori possibilità di investire nell'impresa e di vendere o comprare prodotti da essa. Le imprese a emissioni vicino alla norma non ricevono il premio ambientale ma incorrono comunque nei costi della tecnologia di riduzione delle emissioni e così ottengono risultati peggiori.
Ad ogni modo, tale risultato regge solo per le imprese che dedicano uno sforzo notevole alla riduzione dell'impatto ambientale. Gli autori spiegano questo fatto affermando che per le imprese che hanno un alto livello di emissioni di CO2, un aumento dello sforzo di riduzione aumenta la loro legittimazione e gli stakeholder apprezzano il fatto che l'impresa stia cercando di migliorare. Per le imprese che già hanno basse emissioni di CO2 lo sforzo si associa a una performance da primi della classe che consente di ricevere un forte supporto dagli stakeholder.
Gli autori sono i primi a mostrare una relazione non lineare tra la Q di Tobin e le emissioni di CO2. Il risultato ha importanti implicazioni sia per le imprese, sia per i policy maker, perché evidenzia che è probabile che le imprese facciano qualche iniziale sforzo di riduzione dell'impatto ambientale quando la loro performance ambientale è molto bassa, ma potrebbero smarrire la volontà di andare avanti quando raggiungono una performance modesta e gli effetti della riduzione scompaiono. Dunque, se i policy maker vogliono una migliore performance ambientale potrebbero essere costretti a incentivare le imprese a ridurre ulteriormente il loro impatto ambientale.