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Quando arriva il licenziamento, la violenza domestica aumenta

, di Barbara Orlando
Un’ondata nascosta nelle case: i dati mostrano quanto il lavoro – e la sua perdita – incidano sulla sicurezza delle donne

Perdere il lavoro fa crescere in modo netto e persistente il rischio di violenza contro le donne, indipendentemente da chi in famiglia resti senza occupazione. Dopo un mass layoff, la probabilità che un uomo commetta violenza sulla partner aumenta del 32%, mentre la probabilità che una donna ne sia vittima cresce addirittura del 56%. È un salto verticale registrato su milioni di dati amministrativi in Brasile incrociati fra tribunali, ospedali e registri del lavoro dal 2009 al 2018. E non si tratta di episodi isolati: l’escalation dura anni. Sono numeri che fotografano con chiarezza quanto le crisi occupazionali entrino nelle case e cambino gli equilibri familiari.

Un dataset unico e una relazione causale

Nel loro studio – Sonia Bhalotra (University of Warwick), Diogo G. C. Britto (Bocconi), Paolo Pinotti (Bocconi) e Breno Sampaio (Universidade Federal de Pernambuco) – sfruttano un patrimonio informativo raro: tutte le denunce per violenza domestica, tutte le richieste di misure di protezione, tutti i ricoveri e le notifiche sanitarie per violenza, tutti i rapporti di lavoro formali del paese. È una condizione ideale per isolare l’effetto puro della perdita del lavoro.

“Gli effetti sono forti, immediati e persistenti”, spiega Diogo Britto, direttore di CLEAN (Crime: Law and Economic Analysis), unit di ricerca del centro Baffi della Bocconi. “La probabilità di violenza domestica aumenta sia quando a perdere l’impiego è l’uomo, sia quando è la donna. E questo contraddice le principali teorie economiche sul tema”.

Reddito che crolla ed esposizione forzata in casa

La combinazione dei due meccanismi è cruciale. La perdita del lavoro provoca forti e duraturi crolli di reddito – anche del 70% nel primo anno – e aumenta il tempo in cui i partner restano insieme in casa, nel momento più stressante. “La realtà che emerge dai dati è più semplice e più dura: contano lo shock di reddito e il tempo forzatamente condiviso”, aggiunge Britto. Le principali teorie — dal bargaining al backlash — non riescono a spiegare gli effetti simmetrici di perdita dell’impiego maschile e femminile riscontrati nello studio.

Le indennità di disoccupazione non bastano

La ricerca evidenzia anche il ruolo delle tutele. Ma con un risultato che può sorprendere: i sussidi di disoccupazione non riducono la violenza domestica, e possono aumentarla dopo la fine dei pagamenti. Usando una soglia amministrativa che determina l’accesso alla nuova indennità, gli autori producono una delle poche analisi realmente causali disponibili sul tema. “Durante i mesi in cui l’indennità viene pagata, gli effetti si compensano”, spiega Paolo Pinotti, professore di Economia e prorettore per la faculty in Bocconi. “Ma quando il sussidio termina, l’effetto reddito svanisce mentre quello sull’esposizione resta, perché chi riceve l’indennità ritorna al lavoro più tardi. E lì la violenza sale”.

La liquidazione funziona, se è abbastanza alta

Il paper mostra che quando i lavoratori ricevono liquidazioni elevate — per esempio grazie all’anzianità, che in Brasile può tradursi in sette mensilità — l’effetto della perdita del lavoro sulla violenza praticamente scompare. Il reddito disponibile al momento dello shock occupazionale è dunque un ammortizzatore reale, non teorico.

Cosa dovrebbe fare la politica

Il messaggio è netto: le tutele devono essere disegnate non solo per compensare il reddito, ma per ridurre i tempi di inattività. Non basta sostenere il consumo nel breve periodo se questo prolunga la permanenza in casa senza lavoro. Servono indennità collegate a politiche attive, formazione obbligatoria, incentivi al reimpiego, monitoraggio della durata effettiva della disoccupazione, e un coordinamento costante con i servizi anti-violenza.

Il nodo strutturale: la violenza è sensibile agli shock economici

Il lavoro di Bhalotra, Britto, Pinotti e Sampaio mostra che la violenza domestica è profondamente sensibile agli shock economici, e che ignorare questo legame significa non vedere una parte essenziale del problema. In tempi di instabilità lavorativa crescente, le politiche del lavoro e quelle contro la violenza non possono più vivere in mondi separati: i dati mostrano che, per molte donne, sono due facce della stessa realtà.

paolo pinotti

PAOLO PINOTTI

Università Bocconi
Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche

DIOGO GERHARD CASTRO DE BRITTO

Università Bocconi
Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche
Assistant Professor