Private equity, nel 2009 segnali negativi in Italia dopo un 2008 positivo
Come tutto il mondo della finanza, l'industria del private equity sta vivendo il secondo anno di forte turbolenza ma una ricerca del Laboratorio private equity e Lbo della Sda Bocconi illustra che nel 2008 il mercato italiano ha evidenziato un buon stato di salute, soprattutto se confrontato con i principali mercati Ue. Ma va anche segnalato, secondo gli autori, che i primi mesi del 2009 stanno dando segnali di un trend negativo di non lieve entità.
Il rapporto, condotto in collaborazione con Alvarez&Marsal, Barclays PE, Maisto Associati, MBL&Partners e Korn Ferry, sarà presentato oggi al convegno 'Come cambia il mercato del private equity dopo il credit crunch' alle 17.15 in aula Manfredini, via Sarfatti 25.
Secondo lo studio, il totale delle operazioni di private equity concluse nel 2008 è cresciuto del 27% rispetto al 2007. Sul fronte del valore degli investimenti, nel 2008 le operazioni di leveraged buy out (lbo) in Italia sono cresciute del 40% rispetto al 2007, raggiungendo un valore (enterprise value) di 14,682 miliardi di euro. Le operazioni senza utilizzo di leva sono cresciute del 334% in termini di equity investito, raggiungendo un totale di 2,644 miliardi di euro.
I dati sono particolarmente positivi se confrontati con i dati dei valori totali delle operazioni nei principali mercati europei (Inghilterra, Germania, Francia, Spagna e Italia) che nel 2008 hanno registrato un calo del 19% nel numero di operazioni e del 60% nei valori investiti in operazioni di leveraged buy out.
"La tendenza è confermata anche in riferimento al valore," spiega Valter Conca, responsabile del Laboratorio private equity della Sda Bocconi. "Ciò in parte è dovuto alla minore sofferenza del sistema bancario, che pare aver sostenuto le operazioni di lbo per tutto il 2008 con maggiore efficacia rispetto a quanto avvenuto oltre frontiera".
Gli autori della ricerca sottolineano però che il 2009 mostra una tendenza in netto contrasto, come se gli effetti strutturali del credit crunch si stiano manifestando nella loro pienezza con un notevole ritardo. In primo luogo si segnala una forte riduzione nel numero degli investimenti (in totale circa solo 20 operazioni concluse entro fine maggio). Si segnala poi un limitato accesso al credito per le operazioni leveraged con una riduzione dei livelli di leva accettati e un incremento delle condizioni di costo.
"Con l'aggravarsi dello stato di crisi, anche in Italia il ricorso al debito e l'attività d'investimento sono diminuiti nei primi mesi del 2009. Gli operatori hanno correttamente privilegiato la gestione delle aziende già partecipate," spiega Conca. "Il nostro outlook per l'industria nel breve-medio periodo rimane però cautamente positivo, se si considera che prosegue la raccolta di capitali da destinare a nuovi investimenti "
Tornando ai dati sul 2008, lo studio illustra che il 76% delle operazioni leveraged buy out nel 2008 si sono concentrate nel mid-market (società target con enterprise value tra 50-250 milioni di euro) e nel lower mid-market (10-50 milioni) e che nel circa 55% dei casi hanno coinvolto società target con fatturato tra i 10 e i 100 milioni di euro. Il valore totale delle operazioni è invece concentrato per il 64% nelle fasce large e big (ovvero sopra i 500 milioni di euro).
Le società target si concentrano soprattutto nei settori dei beni di investimento e componentistica (38%) e dei beni di consumo (27%) e sono distribuite per il 76% nell'Italia settentrionale, 19% nel centro Italia e 4% nell'Italia meridionale e isole.
Riguardo all'analisi delle vie di uscita dagli investimenti di private equity si segnala un mercato in cambiamento. Nel 2008 le cessioni ad investitori istituzionali hanno rappresentano il 46% dei casi rispetto al 36% del 2007, le vendite a imprenditori il 26% rispetto al 29% del 2007, le cessioni ai soci il 23% rispetto al 18% e gli Ipo il 5% rispetto all'11%. Al sempre minore e comprensibile ricorso al mercato azionario, gli operatori di private equity privilegiano le cessioni private nella realizzazione dei propri investimenti.
"Emerge in modo chiaro che contrariamente alle aspettative, gli effetti del credit crunch si sono manifestati solo nei primi mesi del 2009, con un mercato degli lbo assai statico," conclude Conca. "Per il 2009 gli sforzi saranno prevalentemente rivolti a gestire le partecipazioni in difficoltà, mentre la chiusura di nuovi deal sarà oggetto di maggiore selezione sia da parte dei general partners che delle banche."