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Perche' maggiore informazione puo' voler dire minore benessere

, di Luke Wilmshurst
La teoria macroeconomica assume che l'informazione sia ampiamente disponibile e che spesso si traduca in un maggiore benessere, ma modelli piu' sofisticati mostrano che altri fattori giocano un ruolo importante nel determinare il valore sociale dell'informazione. Lo suggerisce un nuovo paper di Luigi Iovino e colleghi

Le imprese prendono decisioni in base a informazioni raccolte presso una varietà di fonti pubbliche e private. L'informazione pubblica è tipicamente raccolta da statistiche macroeconomiche e comunicazioni delle banche centrali, mentre l'informazione privata deriva spesso da analisi indipendenti e dalle interazioni degli agenti economici con il mercato. L'informazione pubblica, che è condivisa dagli agenti economici, ha il beneficio addizionale che può aiutare gli agenti a coordinare le loro decisioni ed è convinzione comune che tale coordinamento possa aumentare il benessere dell'economia. Tuttavia una nuova pubblicazione di George-Marios Angeletos (MIT), Luigi Iovino (Dipartimento di Economia) e Jennifer La'O (Columbia University) - Real Rigidity, Nominal Rigidity, and the Social Value of Information, in American Economic Review, 106(1): 200-227, DOI: 10.1257/aer.20110865 – identifica alcune limitazioni di questo filone di ricerca. Gli autori notano che alcune conclusioni sono basate su modelli che ignorano fattori importanti, come quelli che determinano il ciclo economico.

I modelli macroeconomici standard concludono che le imprese coordinano in modo preciso le decisioni di produzione e di prezzo. Tale conclusione, tuttavia, richiede assunzioni che non riconoscono che l'informazione disponibile è raramente completa. Nel mondo reale la presenza di frizioni informative inibisce il coordinamento e può ribaltare la convinzione comune che maggiore informazione abbia un valore sociale positivo.

Il paper riconosce che le imprese prendono decisioni sulla produzione e stabiliscono i prezzi in base a informazioni incomplete. In un modello di base, le imprese possono modificare i prezzi secondo la loro volontà e l'informazione influenza solo le decisioni di mercato del lavoro e produzione (l'informazione è, così, una forma di rigidità reale). In questo scenario gli autori mostrano che la variabile fondamentale per capire l'effetto complessivo dell'informazione sul benessere è la natura del ciclo economico. Maggiore informazione, indipendentemente dal fatto che provenga da una fonte pubblica o privata, migliorerà il benessere dell'economia se il ciclo economico è determinato da forze benigne, come gli shock tecnologici. In questo caso più informazione consente alle imprese di prendere decisioni migliori riducendo le rigidità reali. Al contrario, il benessere diminuisce al crescere dell'informazione quando il ciclo economico è determinato da shock che impattano sul potere di mercato delle imprese, come i markup shock, o altri generi di forze distorsive.

Le cose si fanno più complicate quando i prezzi sono soggetti a frizioni informative (l'informazione è così anche una forma di rigidità nominale). Gli autori mostrano, comunque, che la politica monetaria può – e dovrebbe – neutralizzare la rigidità nominale quando il ciclo è determinato da forze benigne. Al contrario, quando agiscono i markup shock o altre distorsioni di mercato, l'autorità monetaria può sfruttare le frizioni informative che causano la rigidità nominale per ottenere risultati migliori e annullare il markup shock. In questo scenario, maggiore informazione è negativa per due motivi: esalta l'inefficienza delle fluttuazioni dei prezzi, come nel modello di base, e riduce inoltre l'efficacia della politica monetaria.

Il messaggio principale del paper è che l'effetto complessivo dell'informazione è, in ultima analisi, determinata dalla fonte del ciclo economico. Quando è determinato da forze non distorsive il benessere aumenta con l'informazione di natura sia pubblica, sia privata. Ma quando il ciclo è determinato da forze distorsive – come gli shock ai markup dei monopolisti – il benessere diminuisce con entrambi i tipi di informazione.