Perche' fallisce il sogno dell'auto-Lego
Negli ultimi due decenni, l'industria automobilistica ha perseguito, senza successo, il sogno di "modularizzare" la progettazione dei veicoli, cioè di scomporre in macro moduli semiautonomi le automobili (plancia, chassis, trasmissione, porte, sistemi di climatizzazione e di sicurezza ecc.) e di assegnarne la progettazione a grandi fornitori di sistemi tecnologici specializzati, in modo da ridurre gli investimenti e sfruttare le competenze tecnologiche dei fornitori. Nell'articolo Modularity, Interfaces Definition and the Integration of External Sources of Innovation in the Automobile Industry, di prossima pubblicazione in Research Policy (doi: 10.1016/j.respol.2012.09.002), Arnaldo Camuffo (Dipartimento di Management e Tecnologia), Anna Cabigiosu e Francesco Zirpoli (Università Ca' Foscari) mostrano come tale sogno non si sia realizzato e indagano le dinamiche delle definizioni delle interfacce tecnologiche tra le componenti dei veicoli. La standardizzazione e stabilizzazione delle interfacce tecnologiche è, infatti, uno degli elementi salienti della modularità e gli autori analizzano come e perché in realtà ciò non avvenga.
L'articolo si concentra sul processo di sviluppo del veicolo e in particolare sul processo attraverso cui case automobilistiche e fornitori definiscono le interfacce tecnologiche tra i "pezzi" delle automobili. L'oggetto di studio è la componente più modulare dei veicoli, cioè l'impianto di condizionamento. Diversamente da quanto previsto dalla teoria della modularità, Cabigiosu, Zirpoli e Camuffo scoprono che la definizione delle interfacce è un processo né caratterizzato da standardizzazione e stabilità, né determinato ex-ante dalla tecnologia esistente, ma è invece guidato dalle capabilities delle case e dei fornitori, dal loro livello d'integrazione verticale, e soprattutto, dalle loro conoscenze.
Al fine di capire in modo dettagliato questo processo, Cabigiosu, Zirpoli e Camuffo hanno adottato un metodo di analisi "quasi-sperimentale" basato sull'analisi comparata di due processi di sviluppo di sistemi di condizionamento condotta in condizioni ceteris paribus. Attraverso la ricerca sul campo e con il supporto di interviste con manager e ingegneri della funzione R&D di Denso Thermal System (DNTS) - fornitore leader di molte case automobilistiche europee - gli autori hanno investigato il processo di definizione delle interfacce mostrandone la diversità e la non convergenza in termini di standardizzazione e stabilità.
Nonostante le somiglianze tra i due progetti, anche in termini di prestazioni, le caratteristiche delle interfacce, la loro natura, il grado della loro standardizzazione e il livello di stabilità durante la fase di sviluppo, sono assai diverse nel caso delle due case automobilistiche clienti Alfa e Beta (tenute anonime per motivi di confidenzialità). Di conseguenza, anche il sistema di condizionamento, ritenuto il più modulare tra quelli che compongono i veicoli, in realtà non lo è. Non solo, ma le case automobilistiche si coordinano con il fornitore nella fase di sviluppo utilizzando soluzioni organizzative assai diverse.
In questo modo, Cabigiosu, Zirpoli e Camuffo dimostrano che, da un lato, la possibilità di progettare in modo modulare è subordinata alla conoscenza architetturale sia del sistema sia dei suoi componenti interni e, che quindi, almeno nel settore auto, la modularità dei componenti si ottiene solo se la casa automobilistica continua a investire strategicamente in conoscenza tecnica al fine di essere in grado di controllare le prestazioni dei componenti. D'altra parte, essi suggeriscono che progettare in modo modulare non funziona granché nel settore automobilistico come strategia di accesso e integrazione delle fonti di conoscenza esterne, in quanto di per sé non facilita il coordinamento tra le imprese. Devono esistere meccanismi di coordinamento inter-organizzativi che garantiscano processi di comunicazione e problem-solving efficaci ed efficienti nello sviluppo del veicolo.