L'impresa oltre lo specchio: la relazione tra modularita' tecnologica e organizzativa
Il concetto di management come conoscenza e progettazione di sistemi complessi ha le sue radici nel lavoro pionieristico di Herbert Simon e coniuga due geniali intuizioni del Premio Nobel per l'economia del 1978. La prima, la razionalità limitata, riguarda i limiti del decision-making e del comportamento razionale, e sostiene che gli individui, a causa dell'interazione tra abilità cognitive limitate e l'incertezza ambientale, prendono decisioni e adottano comportamenti solo limitatamente, anche se intenzionalmente, razionali.
La seconda, l'architettura della complessità, sostiene che le proprietà fondamentali dei sistemi complessi dotati di flessibilità sono la gerarchia (il fatto che alcune decisioni o strutture creano dei vincoli per decisioni o strutture di livello inferiore) e la quasi-scomponibilità (il fatto che schemi di interazione tra elementi di un sistema non sono dispersi, ma tendono ad addensarsi con forza in sottosistemi di interazioni quasi isolati tra loro).
Dato che la gerarchia e la quasi-scomponibilità possono essere attributi desiderabili di un sistema complesso (un prodotto, una tecnologia, un'organizzazione) in quanto lo rendono efficiente o flessibile, un problema fondamentale che i manager si trovano ad affrontare in contesti ipercompetitivi è come essi, con razionalità limitata, possano riconoscere, identificare e progettare sistemi complessi caratterizzati dagradi appropriati di gerarchia e quasi-scomponibilità. Anzi, in pratica, la situazione è ancora più complessa, con i manager che, in quanto attori/progettisti a razionalità limitata, si trovano a dover progettare simultaneamente sistemi (e artefatti) complessi e tra loro interdipendenti. Tipicamente, ad esempio, da un lato prodotti (sistemi tecnologici complessi) per risolvere i problemi dei clienti (il che implica decidere come scomporre e coordinare le componenti di un prodotto o di una tecnologia) e dall'altro sistemi organizzativi complessi (il che implica decidere come allocare e coordinare i compiti tra attori organizzativi interni ed esterni diversi).
In questa prospettiva, capire quali proprietà architettoniche consentano di far meglio fronte alla razionalità limitata nella progettazione dei sistemi complessi è cruciale per migliorare la teoria e la pratica manageriale. Questo è il tema di un programma di ricerca, avviato da Arnaldo Camuffo presso l'International Motor Vehicle Program del MIT nel 2004, e sviluppato negli ultimi tre anni presso il Dipartimento di Management e Tecnologia e presso il CROMA (Center for Research in Management and Organization) allo scopo di migliorare la nostra comprensione della direzione e dell'intensità della relazione di corrispondenza delle architetture di prodotto e organizzativa (quella che in letteratura è conosciuta come l'ipotesi speculare, "mirroring hypothesis").
Il programma ha prodotto una serie di output di ricerca, culminati nella recente pubblicazione, in Organization Science, dell'articolo Beyond the "Mirroring" Hypothesis: Product Modularity and Interorganizational Relations in the Air Conditioning Industry, di Anna Cabigiosu (Università di Padova) e Arnaldo Camuffo (pubblicato online in Articles in Advance, May 17, 2011, doi: 10.1287/orsc.1110.0655).
La ricerca rientra nel quadro della teoria della modularità, all'intersezione tra economia dell'organizzazione, teoria dei sistemi applicata alla progettazione di prodotto e teoria dei contratti relazionali applicati alle relazioni verticali interaziendali. La teoria della modularità fornisce una buona prospettiva per analizzare la relazione tra sistemi tecnologici e sociali in ambienti complessi perché, a differenza della teoria dell'economia dell'organizzazione mainstream, consente di includere esplicitamente la tecnologia nell'analisi. L'economia dell'organizzazione è prevalentemente una teoria delle relazioni (cioè di attori, interessi, contratti, incentivi ecc.), e meno una teoria della produzione (cioè della tecnologia, dell'informazione, della conoscenza e delle capacità) e in essa la tecnologia è spesso considerata una variabile esogena. Al contrario, la teoria della modularità, sebbene radicata nell'economia dell'organizzazione, reintroduce organicamente la tecnologia nell'analisi, favorendo la considerazione di come la tecnologia possa vincolare (o contribuire a dar forma) le relazioni interaziendali.
Il programma di ricerca si innesta nel vivace dibattito sulla relazione tra il grado di modularità del prodotto e il grado di modularità organizzativa, con particolare attenzione alla natura dei supply networks e agli effetti sulla performance organizzativa.
I risultati mostrano che le previsioni teoriche contrastanti presenti in letteratura (dove chi ipotizza una covarianza delle architetture di prodotto e organizzative, mirroring hypothesis, si contrappone a chi le vede inversamente correlate) dipendono dal fatto che la maggior parte degli studi che le sostengono tendono a chiedersi se "l'ipotesi speculare" tra modularità tecnologica e modularità organizzativa tenga o no, e non invece a quali condizioni possa tenere ed essere testata.
La ricerca condotta presso il CROMA identifica invece una serie di fattori contestuali che influenzano e creano le condizioni per l'esistenza e la diversa intensità dell'ipotesi speculare; tra queste, il grado di stabilità dell'architettura di prodotto, le strategie d'impresa, le strutture e le capacità organizzative, e il tasso di cambiamento tecnologico del prodotto e dei suoi componenti.