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La Scala: un moltiplicatore economico e culturale

, di Andrea Celauro
Uno studio di Ask Bocconi per il Teatro alla Scala mostra la varietà di dimensioni da considerare per valutare il valore creato da una istituzione culturale.

Un volume di attività di 113,8 milioni di euro: è quello generato nel 2011 dal Teatro alla Scala di Milano, la terza realtà produttiva di spettacoli del nostro paese e il teatro lirico più in grado di confrontarsi per dimensioni e attività con gli omologhi internazionali. Il secondo attore italiano per dimensione, l'Arena di Verona, è grande la metà rispetto al teatro milanese. A mettere a fuoco i numeri della Scala è uno studio realizzato dal Centro Ask della Bocconi, finalizzato a mettere in luce il valore generato da questa istituzione.

Da un punto di vista economico, lo studio mostra che la Scala genera, oltre al fatturato, una ricchezza pari a circa 2,7 volte rispetto alle risorse che riceve, risorse che peraltro non sono fornite dallo Stato, dagli enti pubblici e dai donor privati con finalità di ritorno economico. Questa ricchezza deriva dagli acquisti della Scala presso i fornitori, in gran parte localizzati sul territorio milanese, dall'attività economica generata dalla presenza a Milano degli allievi dell'Accademia e delle orchestre ospitate dal teatro e dall'indotto prodotto dal pubblico italiano e straniero.

Sul fronte dei ricavi, dall'analisi emerge come, rispetto a una progressiva contrazione dei fondi pubblici, la Scala abbia saputo, prima e più degli altri teatri lirici italiani, aumentare l'incidenza dei ricavi da biglietteria e commerciali, che rappresentano circa il 40% del suo volume di affari (2010). La struttura dei ricavi totali della Scala è confrontabile con quella di grandi realtà come l'Opera National de Paris e la Royal Opera House di Londra (che raccolgono rispettivamente 197,2 e 132,9 milioni di euro) e lo è anche sul fronte dei costi. Da questo punto di vista, però, se il contributo dello Stato copre a Milano circa la metà dei costi del personale, a Parigi questa percentuale raggiunge il 98% e a Londra il 63%.

Sul fronte dei finanziamenti, per ogni euro di finanziamento pubblico il teatro alla Scala riceve 1,46 euro da privati. A Parigi, l'Opera ottiene 0,86 euro, mentre a Londra la Royal House, per la tradizionale vocazione privatistica nel finanziamento alle istituzioni culturali, riceve per ogni euro di finanziamento pubblico, 2,8 euro di entrate da privati. Tuttavia, in valore assoluto, il contributo statale a Royal Opera House è superiore rispetto a quello che ottiene la Scala.

Il pubblico del teatro (di oltre 400 mila persone) è composto per il 70% circa da residenti a Milano e provincia. Di questi, quasi un terzo sono abbonati, a riprova dell'attaccamento del pubblico locale al palcoscenico della Scala. Ma nell'ultimo decennio, grazie alla crescita delle vendite online, si è riscontrato anche un allargamento del pubblico internazionale: quest'ultimo oggi rappresenta il 45% dei biglietti venduti sul web. E gli eventi speciali, come ad esempio la settimana dedicata al ciclo del Ring di Wagner, attirano in larga misura visitatori stranieri. Allo stesso modo, è aumentata anche la varietà dei paesi di provenienza, con un'incidenza sempre maggiore del pubblico proveniente dalla Russia.

"L'importanza del Teatro alla Scala va però ben oltre il valore economico generato, che pure è importante", spiega Paola Dubini, direttore del Centro Ask. "La nostra ricerca mostra che la Scala è parte di una geografia internazionale di produzione e di circolazione di progetti artistici e di talenti che raccoglie pochissimi attori e che contribuisce in maniera straordinaria al prestigio e alla visibilità del nostro paese. Nessuno nega che l'opera lirica italiana sia patrimonio culturale internazionale, ma questa posizione di 'rendita culturale' non va data per scontata. È grazie a istituzioni come la Scala che questo patrimonio comune ancora rappresenta elemento di orgoglio e caratterizzazione del nostro paese e che l'opera ancora esprime un senso come forma di espressione. La Scala è prezioso strumento di diplomazia culturale e di creazione artistica".

Lo studio sulla Scala, continua un lavoro più ampio, da parte dei ricercatori dell'Ask, di analisi sulle relazioni fra produzioni artistiche e ricchezza economica. Ne fanno parte il volume di Stefano Baia Curioni dedicato al mercato dell'opera (Mercanti dell'opera. Storie di Casa Ricordi, Il Saggiatore, 2011) e lo studio presentato alla XVII Conferenza dell'Association for Cultural Economics International a Kyoto da Alex Turrini e Giulia Cancellieri, che mostra come l'alternanza politica favorisca l'innovazione nelle stagioni musicali dei teatri d'opera.

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