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Innovazione, ritorno alle origini

, di Fabio Todesco
Il modello lineare non e' tutto da buttare, sostengono Stefano Brusoni, Luigi Orsenigo e Margherita Balconi in un articolo in pubblicazione su Research Policy

Per gli studiosi di innovazione criticare il modello lineare – che postulerebbe una catena causale diretta dalla ricerca di base alla diffusione dell'innovazione – è diventato quasi un luogo comune. Anche Stefano Brusoni (Kites Bocconi), Luigi Orsenigo (Kites Bocconi e Università di Brescia) e Margherita Balconi (Università di Pavia), nelle prime righe di In Defence of the Linear Model: An Essay (in pubblicazione su Research Policy, doi:10.1016/j.respol.2009.09.013) confessano di esservisi cimentati, ma sostengono che le critiche hanno ormai superato il segno e cercano di recuperare quanto di buono una versione affinata del modello lineare può ancora offrire.

"Pur riconoscendo tutte le limitazioni di un'incondizionata linearizzazione di processi non lineari", scrivono, "dobbiamo anche ricordare che uno degli obiettivi principali di un ricercatore è quello di sviluppare modelli concettuali che semplifichino la realtà in modo creativo e intelligente".

Il modello lineare che viene comunemente criticato, sostengono i tre studiosi, è in realtà una versione ultrasemplificata e, in aggiunta, viene spesso messo in discussione utilizzando argomenti incompatibili tra di loro. Molte delle critiche più comuni, affermano ancora gli autori, non sono distruttive e potrebbero facilmente essere accettate in una versione meno stringente del modello. Un'altra obiezione alle critiche più comuni è il fatto che esse finiscano per promuovere un modello alternativo altrettanto rigido e inutile, in cui "ogni cosa dipende da ogni altra". Infine, il paper si oppone alle critiche basate sull'inefficacia delle politiche pubbliche ispirate al modello lineare, asserendone la neutralità normativa.

Il suggerimento finale del paper è quello di recuperare il modello lineare, anche se in una forma debole e più ragionevole di quella quasi caricaturale che è stata l'obiettivo di 40 anni di strali, "come parte complementare di teorie più ampie e generali, che riconoscono con maggiore chiarezza la natura dinamica e interattiva del processo di innovazione".