Il troppo che stroppia: imprese multibusiness e investimenti in perdita
L'efficienza dei mercati interni di capitali-ovvero come allocare le risorse all'interno di un'azienda in modo che il budgeting sia ottimale-è da tempo una delle questioni di management più dibattute ed annose, sia da parte degli accademici che da parte dei professionisti. Nello specifico, di fronte ad attività bisognose di risorse, i manager hanno spesso la tendenza ad investire eccessivamente nelle linee di business meno profittevoli, indipendentemente dalle loro possibilità di successo.
David Bardolet (Dipartimento di Management e Tecnologia) fa luce sull'argomento nel suo più recente articolo, intitolato The Hand of Corporate Management in Capital Allocations: Patterns of Investment in Multi- and Single- Business Firms, scritto in collaborazione con Dan Lovallo (University of Sydney) e Richard P. Rumelt, (UCLA Anderson School of Business) e pubblicato di recente sulla rivista Industrial and Corporate Change (2010, Vol. 19(2), pp. 591-612., doi: 10.1093/icc/dtq007). Gli autori presentano dati empirici che mostrano come livelli eccessivi di investimento in attività scarsamente performanti siano più probabili in imprese con molteplici linee di business rispetto a quelle con un singolo settore di attività, indipendentemente dall'autosufficienza finanziaria dell'attività stessa.
Nell'articolo, gli autori si servono del database COMPUSTAT per ottenere dati su un ampio numero di business unit tra il 1989 e il 2004, dividendole in quattro tipologie principali a seconda dei loro livelli di profitto e della loro autosufficienza finanziaria. Variabili finanziarie riguardanti la business unit vengono poi utilizzate all'interno di un modello di regressione multilineare al fine di valutare l'impatto di fattori quali il tipo di business o il numero di business unit sul livello di investimenti in una singola business unit, controllando al contempo per fattori quali il livello medio di investimenti del comparto ed i livelli di crescita passata della business unit.
Gli autori si propongono anche di comprendere se gli investimenti in attività poco profittevoli possano essere giustificati da ragionevoli aspettative di crescita futura. L'articolo segue perciò un sottoinsieme di attività non profittevoli e finanziariamente bisognose nella loro evoluzione nel tempo, al fine di verificare se ulteriori investimenti da parte di aziende multibusiness conducano effettivamente a un più elevato tasso di successo nel rendere profittevole la business unit. I risultati mostrano la tendenza opposta: le business unit non profittevoli e bisognose di capitali nelle aziende multi-business non mostrano performance migliori rispetto ad attività comparabili in aziende a singolo settore di attività.
Nel suo insieme, l'articolo mette in evidenza il ruolo che gli amministratori giocano nel direzionare il flusso di risorse tra le business unit, identificando una serie di differenze empiriche per quanto concerne i livelli di investimento in business unit comparabili tra aziende con una o più business unit. Gli autori ipotizzano che simili differenze possano essere spiegate mediante la teoria del "socialismo aziendale" tipica della letteratura finanziaria, o alternativamente per mezzo di una teoria cognitiva che si focalizzi sul potenziale di "diversificazione ingenua" all'interno di aziende in cui il manager che deve allocare le risorse può scegliere tra una gamma di opzioni.