I cattivi incentivi appesantiscono i costi del brain drain
Uno studio di Luca Brusati stima in circa un milione e mezzo di dollari il costo che i contribuenti moldavi sostengono ogni anno per formare professionisti della sanità che, alla fine degli studi, emigrano all'estero o trovano occupazione in patria in un settore diverso da quello sanitario: il brain drain interessa infatti due terzi dei nuovi medici e un terzo dei nuovi infermieri. Brusati, ricercatore senior del Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale (Cergas) della Bocconi, ha presentato a Chisinau, nel corso di un incontro con il primo ministro Iurie Leanca e il ministro della Salute Andrei Usatii, il volume The Costs of Training Health Professionals in the Republic of Moldova, che sintetizza i risultati di una ricerca condotta per conto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
La ricerca ha consentito non solo di calcolare il costo del brain drain di specialisti moldavi che emigrano in cerca di occupazione, ma ha permesso anche di identificare le criticità del sistema di selezione di chi intende intraprendere studi in materia sanitaria, dei meccanismi che garantiscono il diritto allo studio e soprattutto dei meccanismi di finanziamento delle istituzioni di formazione superiore.
"Il problema centrale", afferma Brusati, "è un sistema di incentivi mal disegnato, che finanzia a carico del bilancio dello Stato la formazione di figure professionali che la Moldavia non può assorbire. In definitiva, la collettività sostiene delle spese che andranno a beneficio dei datori di lavoro occidentali o russi".
"Il costo per i contribuenti evidenziato dall'analisi di Luca Brusati", ha sottolineato il ministro della Salute, "sprona le istituzioni responsabili a rafforzare i meccanismi di programmazione del personale e a creare le condizioni affinché i professionisti moldavi non siano costretti ad andare all'estero, ma trovino lavoro a condizioni adeguate in patria".