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Ha un volto rosa il business innovation manager

, di Fabio Todesco
Le competenze necessarie a ricoprire il nuovo ruolo sono coerenti con l'approccio femminile al management, secondo una rilevazione sul campo condotta da SDA Bocconi e Progetti manageriali

"Un orchestratore delle attività prima di progettazione, e successivamente di esecuzione, necessarie per la gestione efficace ed efficiente dell'innovazione aziendale". Così viene definita la nuova figura professionale nel rapporto di ricerca Business innovation manager a cura di Silvia Zamboni ed Enzo Baglieri (SDA Bocconi), con la collaborazione di Cinzia Giacchetti e Lorena Cappoccia (Progetti manageriali, società di servizi di Federmanager), presentato oggi in Bocconi. La ricerca evidenzia come questo nuovo ruolo richieda forti investimenti nella creazione di percorsi di sviluppo professionale e formativi adeguati.

La necessità di una figura manageriale che gestisca l'innovazione in azienda nella sua accezione più ampia comincia a essere diffusa e le imprese di maggiori dimensioni, con un processo di innovazione più strutturato, hanno già introdotto ruoli simili di vice president focalizzati sull'innovazione (gli esempi citati sono quelli di Ibm, Amd, CitiGroup e Procter & Gamble).

La figura deve possedere un mix di competenze tecnologiche, strategiche, di marketing, di business e manageriali e può avere origine dall'ampliamento delle responsabilità del chief information officer nelle imprese in cui l'enfasi maggiore dei processi innovativi è posta sull'infrastruttura informativa; del chief technology officer quando il fattore critico competitivo risiede nello sfruttamento delle competenze tecnologiche e nei risultati derivanti dalla funzione ricerca & sviluppo; dei ruoli di relazione con i clienti quando si vuole che, attraverso l'impiego di nuove tecnologie di comunicazione e connessione con il mercato l'azienda possa acquisire migliori informazioni per orientare le proprie scelte innovative e possa rafforzare il brand aziendale.

I ricercatori dettagliano le competenze necessarie alla nuova figura e costruiscono un questionario di autovalutazione che consenta di comprendere i gap individuali da colmare. Il business innovation manager, secondo l'analisi, deve capire il business e avere una buona visione strategica, avere competenze di pianificazione economico-finanziaria pluriennale, possedere buone competenze organizzative, di gestione del cambiamento e di negoziazione, avere buone competenze di leadership e di gestione delle risorse e dei team di progetto, avere sviluppato buone competenze di marketing, conoscere le tecnologie Ict e possedere buone conoscenze linguistiche.

Le 256 risposte al questionario, sebbene finalizzate all'autovalutazione personale, consentono alcune conclusioni generali sulle figure che potrebbero evolvere in business innovation manager. I direttori generali e i dirigenti senior dichiarano maggiori capacità di pianificazione e operative che strategiche, mentre un più alto potenziale per l'innovazione è mostrato dai giovani dirigenti (il 79,5% ha partecipato a progetti di innovazione, il 7% in più di direttori generali e dirigenti senior). Questi ultimi hanno però necessità di sviluppare maggiori competenze di gestione delle risorse umane e di marketing. I direttori generali e i dirigenti senior godono di un vantaggio significativo, invece, in quanto ad ampiezza del network personale, che per i giovani dirigenti è più limitato e, soprattutto, limitato alla propria area specialistica (nel 55% dei casi).

Le donne, indipendentemente dal livello manageriale, presentano autovalutazioni mediamente più alte: le forti competenze sistemiche e la visione integrata e relazionale al management necessarie al nuovo ruolo sono skill correlati, nella letteratura manageriale, all'approccio femminile.