
Cosa fanno davvero gli italiani e le italiane con l’intelligenza artificiale?
Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale (AI) ha smesso di essere materia per tecnici e specialisti. Dalla voce rassicurante di Siri alle conversazioni articolate con modelli come ChatGPT o Gemini, l’AI generativa è diventata parte del quotidiano. Ma se ormai molti la usano, sappiamo davvero come viene utilizzata? E da chi?
Una nuova ricerca, coordinata da Debora Nozza del Dipartimento di Computing Sciences Bocconi, vuole dare una risposta a queste domande fondamentali. L’obiettivo è chiaro: tracciare un quadro quanto più possibile vicino all’esperienza concreta degli utenti italiani con gli strumenti di intelligenza artificiale generativa, andando oltre l’aneddotica e i dati provenienti dal mondo anglofono, ancora oggi dominanti.
Una mappatura dell’Italia che usa l’AI
Il progetto si concentra su tre assi principali:
- Chi usa l’AI, quanto e per cosa: Si tratta di capire quali segmenti della popolazione stanno effettivamente adottando strumenti come ChatGPT, Gemini e simili. I giovani? I lavoratori? Gli studenti? E per quali scopi? Studio, lavoro, svago, gestione personale?
- AI o vecchie tecnologie? Si vuole anche sapere se e in quale misura questi strumenti stanno sostituendo altre tecnologie già affermate come i motori di ricerca, i traduttori automatici o gli assistenti digitali di prima generazione.
- Livello di alfabetizzazione AI: Quanto ne capiscono davvero gli italiani e le italiane di ciò che stanno usando? Qual è il livello di consapevolezza rispetto a funzionamento, limiti e rischi dell’intelligenza artificiale generativa?
Attraverso un’indagine già in corso e a cui chiunque può prendere parte, il gruppo di ricerca intende raccogliere dati disaggregati per età, genere, area geografica e altri indicatori sociali, con l’obiettivo di offrire un ritratto chiaro e realistico dell’impatto che questi strumenti stanno già avendo, silenziosamente, nella società italiana.
Un impatto sociale ancora poco compreso
“In un mondo sempre più digitale, possedere competenze digitali adeguate è essenziale per una partecipazione significativa sia nel mondo del lavoro che nella società,” ha commentato Debora Nozza. “Purtroppo, l’Italia affronta un significativo divario digitale, come evidenziato dalla sua bassa posizione nell'Indice dell’Economia e della Società Digitali (DESI), dove si colloca al 23° posto su 27 stati membri dell’UE in termini di percentuale della popolazione che possiede almeno competenze digitali di base, con solo il 45,8% che soddisfa questo criterio. Con le tecnologie di AI che stanno diventando una parte onnipresente delle nostre vite, è fondamentale comprendere se le persone italiane sanno utilizzare le tecnologie di AI e se ne comprendono l'utilizzo e i limiti.”
La posta in gioco non è solo accademica. Una comprensione solida dell’uso dell’AI può orientare meglio le politiche educative, lo sviluppo tecnologico, e anche la regolamentazione futura. Può aiutarci a colmare i divari digitali e garantire un accesso equo e consapevole a tecnologie che, piaccia o meno, faranno sempre più parte del nostro vivere quotidiano.
Partecipa anche tu
Il sondaggio è attualmente attivo, e, come si è detto, è aperto a tutti. Partecipare richiede pochi minuti e può contribuire a una delle prime mappature sistematiche dell’impatto dell’AI sulla popolazione italiana.