Si scrive Servizio, si legge al plurale
Il Servizio sanitario nazionale è in continuo cambiamento. È quanto emerge dal Rapporto Oasi 2009 del Cergas Bocconi. Rispetto all'assetto del sistema, spiccano due tendenze complementari: da un lato, la crescente pluralità del Ssn, con un sistematico incremento nell'incidenza del privato accreditato e delle forme miste pubblico/privato, soprattutto nell'ambito dell'assistenza territoriale dedicata ai bisogni emergenti di cronicità e domiciliarità; dall'altro, le forti spinte alla reintegrazione e/o riconnessione delle aziende sanitarie pubbliche attraverso l'accorpamento di Asl e Ao (passate rispettivamente da 197 e 97 nel 2001 a 148 e 81 nel 2009) e il rafforzamento delle strutture e dei meccanismi di coordinamento interaziendale (per esempio, enti e consorzi d'acquisto regionali o provinciali, aree vaste).
Un contributo significativo alla riconnessione viene anche dalla progressiva affermazione delle logiche di rete: si diffondono le reti regionali per patologia; si sviluppa la specializzazione differenziata tra stabilimenti ospedalieri coordinati tra loro; si integrano processi ospedalieri e territoriali; si diffondono le forme associative tra i medici di medicina generale.Anche sotto il profilo più strettamente strutturale, il Ssn mostra dinamiche di grandissima portata: basti pensare al numero di posti letto pubblici per ricovero ordinario, che dal 1995 al 2007 si sono ridotti del 40% (da 303 a 181 mila), con evidenti implicazioni sulle modalità di diagnosi e cura. Si sta accentuando, inoltre, la regionalizzazione del Ssn, nella duplice accezione di differenziazione interregionale e di accentramento in capo alla regione di decisioni strategiche e funzioni amministrative, anche sotto la spinta della ribadita responsabilizzazione finanziaria delle regioni e, in alcuni casi, dei Piani di rientro. La differenziazione interregionale è ormai evidente sotto qualsiasi profilo di analisi. Spesso, tra l'altro, le regioni con i risultati di output e outcome più modesti sono quelle con disavanzi maggiori. In prospettiva, tale differenziazione impone la ricerca di soluzioni per stimolare e aiutare le regioni più deboli a ristrutturare i propri sistemi amministrativi, organizzativi e gestionali, nonché ad adeguare alle sfide del federalismo la cultura di politici, manager, medici e altri professionisti, cittadini. Tale evoluzione richiede anche un ripensamento del ruolo del livello centrale, che dovrà caratterizzarsi sempre più come coordinamento, propulsione e/o benchmarking delle iniziative regionali. Quanto all'accentramento regionale, la sfida è quella di realizzare nelle regioni un processo di "aziendalizzazione" di portata e complessità ancora superiore a quello che finora ha interessato Asl e Ao. All'interno delle aziende sanitarie, prosegue l'attenzione verso le operations, ossia i processi operativi sanitari e amministrativi, che rappresentano il "cuore" dell'azienda. Questo movimento è soltanto agli inizi e rappresenterà in futuro uno dei principali terreni di lavoro, toccando temi quali il patient flow, la logistica dei beni, la centralizzazione degli acquisti, l'unificazione e la digitalizzazione delle informazioni sul paziente, l'health technology assessment. L'attenzione ai processi comporta anche un ripensamento del ruolo di strutture organizzative e sistemi operativi (pianificazione, programmazione e controllo, gestione del personale). Nelle prime fasi del processo di aziendalizzazione, l'introduzione di assetti e strumenti manageriali innovativi era spesso percepita come un fine in sé. Il riferimento ai processi aziendali aiuta invece a ricollocare le soluzioni manageriali nel ruolo loro proprio, di mezzi tramite cui perseguire la funzionalità aziendale.