Quando il telefonino fa bene alla salute
Ad aprile 2008 Livia Bellina dell'Asl 6 della Regione Sicilia, responsabile del laboratorio di analisi cliniche del poliambulatorio di Lampedusa si trovava su quell'isola , in urgente necessità di confermare una diagnosi di malaria dal campione di sangue di un immigrato. Non avendo altri mezzi a disposizione, accostò il suo telefonino alla lente di un microscopio, schermò la luce con una mano, scattò la foto e la inviò per Mms al centro diagnostico di riferimento. La qualità dell'immagine risultò sufficiente a confermare la diagnosi e Bellina si chiese se il metodo non potesse essere utilizzato per la diagnosi a distanza nei luoghi più remoti del mondo.
Come raccontano la stessa Bellina e Eduardo Missoni del Cergas, il Centro di ricerche sulla gestione dell'assistenza sanitaria e sociale dell'Università Bocconi, in Mobile Cell-Phones (M-Phones) in Telemicroscopy: Increasing Connectivity of Isolated Laboratories, pubblicato su Diagnostic Pathology, 2009, 4:19, la scarsa disponibilità di costose connessioni internet a banda larga, macchine fotografiche di qualità e adattatori è considerata tuttora un grande ostacolo alla telediagnostica nei paesi in via di sviluppo. Con una serie di esperimenti condotti su molti campioni, con telefonini di varie marche, dotati di telecamere integrate di definizione diversa, i due studiosi hanno dimostrato che, con un minimo di addestramento dell'operatore, qualsiasi telefonino che garantisca una definizione maggiore di 0,8 megapixel consente la cattura e l'invio di immagini o di brevi filmati di risoluzione sufficiente per la maggioranza delle diagnosi al microscopio
Una diffusa adozione di questo semplice metodo potrebbe avere effetti notevoli sulla possibilità di effettuare diagnosi a distanza precise ed economiche nelle aree più remote dei paesi in via di sviluppo.
Secondo dati della International telecommunication union riportati dai due autori, la penetrazione della telefonia mobile nel 2008 era del 61,1% della popolazione a livello mondiale (solo il 23% ha accesso a internet) e del 40% nei paesi in via di sviluppo. Gli indici di penetrazione degli Mms in Africa sono, però, molto diseguali, variando dall'1,5% della popolazione raggiunta in Etiopia al 92,2% del Sud Africa.
E' intenzione dei due ricercatori di assicurare la massima diffusione del metodo, che permette di evitare il ricorso ad ogni altro tipo di tecnologia, ivi incluso l'uso di adattatori e protesi ottiche comunque costose e non necessarie.