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Meno affari e nuove modalita'

, di Valter Conca - senior professor, Dipartimento di management e tecnologia
Private equity. E' un periodo di ombre piu' che di luci

Più ombre che luci nel mercato del private equity: i Leveraged buy-out (Lbo) di dimensioni maggiori segnano il passo, il debito diventa critico e ci si attende una significativa modificazione nella strutturazione dell'acquisition financing, ma l'interesse verso il private equity è sempre assai elevato. Questo in sintesi il risultato della ricerca della Sda Bocconi Gli effetti del credit crunch sulle leveraged acquisitions, promossa da Barclays P.E., Maisto e Associati, Korn/Ferry International.

Dallo studio, condotto attraverso un sondaggio a 80 operatori del settore per capire se e come si stiano modificando le condizioni alla base delle strategie delle banche e degli investitori istituzionali, emerge un deciso rallentamento del private equity, in Italia fortemente sbilanciata sugli Lbo, che costituiscono più del 90% del valore del private equity nel 2007.

Gli effetti del credit crunch sulle difficoltà di finanziamento del debito sono evidenti: gli Lbo coprono solo il 50% del mercato e i secondary buy-out, modalità fortemente esplicativa della disponibilità di debito, sono praticamente inesistenti.

La ricerca conferma la non transitorietà del fenomeno e gli operatori si attendono un'inversione di tendenza (ammesso che ci sia) in tempi non brevi; peraltro le aspettative appaiono molto più prudenziali rispetto a una ricerca europea (Norton Rose 2007) che indicava un ritorno alla situazione pregressa entro marzo 2008.

Emergono una contrazione nel numero dei lender (banche finanziatrici e fondi di mezzanino) e un atteggiamento più prudenziale e selettivo delle banche nel finanziamento degli Lbo, la cui soglia critica è pari a 250 milioni di euro (sotto tale soglia la finanziabilità del debito non è compromessa).

La maggiore difficoltà nel finanziare tagli di debito significativi non potrà che spingere i finanziatori ad una aggregazione (club deal), che se da un lato risolve parzialmente il problema di un accollo totale del rischio di debito, dall'altro obbliga a condividere valutazione, punti di vista e strategie.

La crisi di liquidità sta producendo effetti anche sul fronte del livello dei debiti rispetto ai mezzi propri (leva finanziaria) e del costo del debito. La quasi totalità del campione ritiene non più giustificabili gli alti rapporti di leva ante crisi e il 41% si attende una ulteriore riduzione dei livelli di indebitamento.

Inoltre, si modificherà sostanzialmente la strutturazione del debito: scompariranno definitivamente alcune linee di debito secondarie, e le linee di debito che prevedono il rimborso in un'unica soluzione finale saranno sostituite da finanziamenti a rimborso annuo. Significativo anche l'impatto sul costo del debito, giudicato in aumento dal 94% del campione.

I segnali negativi che provengono dalla ricerca non devono tuttavia far pensare ad un mercato in via di estinzione. Cambieranno sicuramente alcune regole del gioco, proprio nella direzione dei risultati sopra esposti, ma le operazioni di investimento in imprese valide ed interessanti continueranno. Non si dimentichi infine, particolare di non poca rilevanza, che gli imprenditori interessati a cedere la propria azienda dovranno rivedere al ribasso le attese sul prezzo, perché i multipli storici oggi non sono più proponibili.