Contatti

Le risorse umane per lavoro e per passione

, di Andrea Celauro
Un ruolo che e' molto cambiato negli anni a seguito delle grandi trasformazioni del mondo del lavoro, come spiega l'alumno Roberto Rossi

Milano, Dubai, Londra: è la traiettoria seguita da Roberto Rossi, laurea nel 1994 in Economia aziendale con specializzazione in organizzazione, che nella capitale inglese è senior Hr business partner Emea per l'asset management e direttore Hr dell'area Emea non-Uk per Morgan Stanley. Da manager che ha fatto della gestione del personale il proprio mestiere, è anche il punto di riferimento, tra gli alumni Bocconi nella City, per quanto riguarda il settore career.
A leggerla su Linkedin, la carica suona particolarmente complessa. Di cosa si occupa esattamente?
Il mio è un ruolo doppio: da un lato è relativo alla gestione del personale della divisione asset management dell'azienda, ovvero di circa 250 persone dislocate principalmente a Londra. La restante parte è più un lavoro di coordinamento di tutti i team Hr basati fuori Londra.
Quando è entrato alla Morgan Stanley?
Nel 2001, quindi sono quasi 17 anni. Sono stato dieci anni a Milano, poi ho accettato la proposta di spostarmi a Dubai, dove sono rimasto per circa 15 mesi e poi, nel 2012, sono arrivato a Londra.
Nella specializzazione scelta per la tesi di laurea era già scritto il suo futuro?
Ho sempre avuto un interesse per le risorse umane e all'università ho cominciato ad appassionarmi al tema, ma poi le cose accadono non solo perché le si vuol far accadere, ma anche un po' per caso. Ho iniziato in Deutsche Bank, dopo la laurea, segnalando fin dall'inizio questo mio interesse. Così, dopo le prime esperienze in cui ho fatto tutt'altro, quando nell'azienda si è liberata una possibilità in quella funzione, si sono ricordati di me. Da lì, con tanto recruiting, sviluppo organizzativo e gestione del personale, mi sono fatto le ossa.
Ma come si gestiscono le risorse umane?
È un ruolo un po' di confine: rappresenti la società, ma ti confronti con il lato umano dell'organizzazione. Non fai bene il tuo lavoro se non impari come motivare le persone. I cambiamenti a livello tecnico e organizzativo degli ultimi anni, poi, stanno spostando sempre di più l'attenzione verso il singolo individuo.
Quindi l'approccio è cambiato, nel tempo?
Sì. Un tempo, le persone quasi dovevano meritarsi di entrare in azienda. Adesso, vuoi per la forte concorrenza internazionale, vuoi per le battute d'arresto in alcuni settori durante gli anni di crisi, le società sono più attente alle esigenze del mercato, di chi aspira ad entrare e dei dipendenti. C'è stato un generale bagno di umiltà.
Lei ha anche la carica di point of reference career per gli alumni Bocconi. In cosa consiste?
In un compito duplice: esportare a Londra le esperienze positive create dal Career Advice BAA, come i seminari di Claudio Ceper o il mentoring, che è stato lanciato pochi mesi fa, e sviluppare le attività locali sul tema. Per questo abbiamo organizzato un seminario con quattro head hunter londinesi.