La corporate governance premia nel lungo periodo
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Maurizio Dallocchio e Claudia Tamarowski |
L'essenza della corporate governance è una comunicazione economico-finanziaria che annulli ogni scarto tra valore reale di un'impresa, valore comunicato e valore percepito dal mercato. La sua funzione non è, né deve essere, quella di massimizzare le reazioni immediate del mercato, ma quella di instaurare un rapporto sano e trasparente con esso, capace di dare frutti nel lungo periodo.
Il risultato, solo apparentemente paradossale, di un simile approccio, può persino essere quello di minimizzare, anche nel breve periodo, gli effetti negativi di annunci sfavorevoli. Il mercato decide, infatti, di premiare la correttezza della corporate governance piuttosto che punire l'impresa per difficoltà puntuali.
L'adozione di una corporate governance apprezzata dal mercato porta all'eliminazione di sotto o sovrarendimenti, perché questi sono possibili solo quando la percezione del valore di un'impresa da parte del mercato sia, in alcuni momenti, sbagliata.
Maurizio Dallocchio, direttore della Sda Bocconi e titolare della cattedra Lehman Brothers di finanza aziendale all'Università Bocconi, e Claudia Tamarowski, ricercatrice di finanza aziendale all'Università Bocconi, illustrano prima questi concetti dal punto di vista teorico, per poi verificarli in pratica attraverso l'analisi del caso Telecom Italia e il confronto con la corporate governance degli altri maggiori operatori telefonici europei.
I due autori ripercorrono criticamente gli avvenimenti societari rilevanti dalla privatizzazione del gruppo in poi e studiano la reazione del mercato a ogni scelta di governance, attraverso l'analisi dei movimenti del titolo in relazione alle comunicazioni rilevanti trasmesse al mercato e apparse sulla stampa specializzata.
Il titolo Telecom Italia, concludono Dallocchio e Tamarowski, è stato penalizzato, fino all'arrivo di Marco Tronchetti Provera, dall'eccessiva discontinuità nella gestione privata. "D'altra parte, il trend crescente del titolo osservabile negli ultimi due anni suggerisce che le politiche intraprese dal gruppo, ossia la semplificazione della struttura societaria e la progressiva statuizione di un corpus sistematico e istituzionale di regole interne di corporate governance, vengono sempre più recepite e apprezzate dal mercato, a fronte di una struttura più snella e trasparente".
"La scelta di studiare Telecom Italia non è stata casuale", scrivono i due autori. "L'esempio di Telecom Italia non consiste solo nel rispetto della normativa in materia societaria e nell'adeguamento alle iniziative di autodisciplina promosse dagli organismi di mercato, ma rappresenta un vero e proprio processo che prende in considerazione tutti gli aspetti organizzativi e di comportamento delle società del gruppo".
Quello di Telecom Italia, pur rivelandosi un caso esemplare, non spinge gli autori a suggerire nessuna ricetta universale di corporate governance. Ogni impresa, ammoniscono Dallocchio e Tamarowski, deve trovare la propria strada, scegliendo il tipo di architettura che meglio si adatta alle proprie caratteristiche.
Il volume si apre con una breve, lucida e preziosa prefazione di Myron Scholes, Premio Nobel per l'economia nel 1997.