Il dramma del capitale sociale
Senso civico, rispetto delle regole, altruismo e attenzione alle persone si accompagnano sempre a buone condizioni economiche. Se si vogliono risollevare le aree depresse del paese si deve perciò lavorare alla ricostituzione del sistema delle relazioni sociali.
Fabrizio Pezzani, ordinario di programmazione e controllo nelle pubbliche amministrazioni, presenta oggi al Forum Banche e PA 2010, organizzato a Roma dall'Associazione bancaria italiana, il progetto di ricerca La competizione collaborativa per ricostruire il capitale economico e sociale, basato su questi presupposti.
"L'idea di fondo", spiega Pezzani, "è che la crisi sia stata innescata da inidoneità di governance e di controllo a tutti i livelli. Tra le cause del fallimento si può annoverare anche un eccesso di positivismo, che si traduce in una fiducia cieca nelle regole e una colpevole disattenzione alla loro condivisione nei comportamenti operativi".
I sistemi di governance funzionano da camera di compensazione tra interessi diversi e, quando saltano, si dà il via libera a comportamenti opportunistici e individualistici. "Ma per ricomporre questi sistemi serve, prima di tutto, capitale sociale, e questo è più alto, e si nota una più chiara corrispondenza tra esso e il capitale economico, nelle aree caratterizzate dalla collaborazione competitiva legata alla cooperazione di matrice politica e religiosa e da tradizioni di forte amministrazione pubblica. Parliamo di Emilia Romagna, Veneto e Nord-Est, Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria e Marche. Nei territori del Sud", conclude Pezzani, "il basso capitale economico è tendenzialmente correlato a un basso capitale sociale. E infatti i trasferimenti continui di risorse non servono a risolvere il problema strutturale perché non si riesce a ricostruire il sistema delle relazioni sociali in grado di consentire un ritorno degli investimenti e una più equa distribuzione dei redditi".