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Cure preventive e costi: al cuore del problema

, di Fabio Todesco
In un articolo pubblicato su "Social Science & Medicine" Torbica e Fattore osservano che le considerazioni di costo svolgono un ruolo importante nel processo decisionale dei cardiologi italiani

Le considerazioni di costo sono un fattore importante per i medici che si trovano a scegliere tra cure diverse, secondo un articolo di Aleksandra Torbica e Giovanni Fattore (entrambi CERGAS e Dipartimento di Analisi Istituzionale e Management Pubblico).

In Understanding the Impact of Economic Evidence on Clinical Decision Making: A Discrete Choice Experiment in Cardiology (Social Science & Medicine 70, 2010, 1536-1543, doi:10.1016/j.socscimed.2009.12.030) i due studiosi conducono un esperimento su un campione di 129 cardiologi italiani, chiedendo loro di scegliere tra coppie di scenari che presentano cure alternative, che differiscono secondo tre dimensioni chiave: la qualità dell'evidenza clinica (e cioè il numero e l'ampiezza degli studi clinici randomizzati favorevoli), la dimensione del guadagno in salute (la riduzione del rischio relativo e assoluto) e l'impatto economico (ovvero il rapporto costo-efficacia incrementale, che misura il costo della cura per anno di vita guadagnata). In particolare, i cardiologi dovevano decidere se adottare una cura innovativa per ridurre il rischio di mortalità cardiovascolare in un paziente con determinate caratteristiche. "L'assunzione sottostante", scrivono i due studiosi nell'articolo, "era che, esposti a informazioni in concorrenza tra loro su cure alternative, i medici operassero un trade-off tra di esse e scegliessero l'opzione preferita".

La dimensione economica risulta essere estremamente significativa, specialmente per i medici sotto i 45 anni di età e per quelli che danno un buon giudizio della propria conoscenza delle tecniche di valutazione economica (il questionario comprendeva una domanda specifica). "In questo studio", scrivono Torbica e Fattore, "ottenere un rapporto costo-efficacia molto favorevole sembra svolgere un ruolo più importante, per le decisioni dei medici, che miglioramenti nella qualità dell'evidenza clinica ottenuti grazie a studi clinici più ampi. Di più, ottenere un rapporto costo-efficacia molto favorevole sembra essere persino più importante di un aumento del guadagno in salute associato ai farmaci sotto valutazione".

Gli autori ammettono che, dal momento che il loro campione include solo cardiologi italiani e si riferisce a una situazione clinica molto particolare, la generalizzabilità dei risultati potrebbe essere messa in discussione, ma ritengono che la situazione delineata sia un esempio paradigmatico di un trend più generale nella sanità verso l'uso di cure mediche per ridurre una grande varietà di fattori di rischio.

L'evidenza italiana, sostengono gli autori, può aiutare a comprendere il ruolo dei dati di costo-efficacia nel processo decisionale dei medici in un sistema sanitario in cui il contenimento dei costi domina le agende politica e gestionale, anche se il sostegno ai criteri economici nella formazione delle politiche è stato meno esplicito che in altri paesi. La maggior parte (70%) dei cardiologi del campione concorda sul fatto che, nel loro settore, le analisi economiche dovrebbero essere usate più frequentemente.

Dal momento che saranno sempre i medici a prendere decisioni che riguardano il paziente, concludono gli autori, le valutazioni economiche dovrebbero essere concettualizzate e divulgate tenendo ben presente la prospettiva dei medici. Un'ultima preoccupazione riguarda la qualità dell'informazione economica: mentre la qualità dell'evidenza clinica è soggetta a un ampio ventaglio di consolidati meccanismi di controllo, la qualità dell'evidenza economica è ancora circondata da considerevole incertezza e il settore ha bisogno di linee guida, meccanismi di revisione da parte dei pari ed efficaci attività e prodotti di divulgazione.